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Nuove gestioni nei rifugi della val Pellice

Il 2019 ha portato, nel campo dei rifugi di montagna della val Pellice, parecchie novità.

Tre strutture, tre nuove gestioni. In un caso, quello della Vaccera ad Angrogna, una riapertura dopo anni di oblio e tanti lavori da fare. «Il Comune ha investito molto – sottolinea Antonello Canavosio – ma quando abbiamo avuto le chiavi di lavoro per poter aprire ne abbiamo dovuto fare davvero molto». Finalmente domenica 14 la festa dell’avvio della nuova gestione, un progetto di attività seguito anche dal Gal Escartons e valli valdesi; una accogliente sala per la ristorazione ma

anche 8 posti letto in tre camere. La Vaccera è certamente una meta apprezzata da molte persone, per le passeggiate estive e, con la neve, anche per ciaspolate o sci di fondo. «Per l’estate saremo aperti tutti i giorni – chiosa Canavosio – mentre con l’autunno penso che ci limiteremo ai fine settimana e alle varie festività».

Festa di riapertura sabato scorso anche per il rifugio Cruello nell’omonimo vallone di Bobbio Pellice a Chiot dla Tajà. «È stato un periodo intenso, sia sul piano burocratico sia su quello organizzativo – spiega Stefano Ruocci che gestirà la struttura con la compagna –; il rifugio era fermo da un anno e abbiamo dovuto ripulire a fondo la casa. C’è ancora tanto da fare ma noi siamo pronti: puntiamo sull’accoglienza cordiale agli ospiti che salgono fin qui. Noi, pinerolesi, quando abbiamo visto questo posto ce ne siamo subito innamorati; contiamo di portare gli ospiti a

fare altrettanto». Cibo semplice ma genuino, luogo a contatto con una natura incontaminata: questi gli elementi su cui puntare. «Siamo alla prima esperienza come gestori di rifugi ma abbiamo avuto in passato esperienze di gestione di locali pubblici; come coppia cercavamo un posto bello per viverci, ne abbiamo trovato uno per un’attività lavorativa: un posto del genere va davvero rivalutato» conclude Ruocci.

Cambio di gestione anche al rifugio Barant ancora a Bobbio Pellice; dopo 6 anni ecco il cambio della guardia. Dall’inizio di luglio il gestore è Gianluca Onida, valligiano di ritorno, con esperienze in rifugi alpini, in val Soana (era un piccolissimo rifugio ai confini con il Gran Paradiso, ricorda Onida), poi il Dalmazzi in Valle d’Aosta, il Savona sui monti di Garessio, più volte in Grecia nella ristorazione, e ancora il rifugio Gambino sui monti fra Francia e Italia sopra Mentone.

Perché tornare in valle? «Non ci stavo pensando ma quando ho visto il bando dell’Unione montana per il Barant sono stato attratto dal fascino di quel posto bellissimo, di passaggio sia in bici sia a piedi: a me piace accogliere gli ospiti con la semplicità e la mentalità di una volta; il mio non sarà un ristorante ma un vero rifugio alpino, con i piatti del giorno preparati con ingredienti del territorio: un giorno la pasta, un altro il minestrone o la polenta. Un tempo i viandanti venivano accolti e quasi quasi condividevano il cibo del gestore. Oggi non è più così ma la semplicità resta il mio metodo». Sono in fase di organizzazione alcune iniziative per l’estate: «Certo l’optimum sarebbe poter ospitare dei gruppi, magari in mezza pensione: più facile da gestire e anche da coordinare per il servizio». Rifugio aperto da inizio luglio e fino a settembre. «Poi vedremo in base al tempo», commenta Onida.