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La vocazione delle donne nella chiesa

Il 5 luglio è incominciata la IX Conferenza teologica internazionale (Bicte) Together: re-imaginig, re-reading Her-story in the Church organizzata dal dipartimento Missione Evangelizzazione e Giustizia dell’Alleanza mondiale battista (Bwa). La conferenza ha introdotto l’incontro annuale della Bwa, che si è tenuto a Nassau, Bahamas, dal 7 al 12 luglio. Più di duecento donne e uomini da tutto il mondo hanno partecipato al programma, fatto da momenti di plenaria, sessioni tematiche e di gruppo, incontri per aree geografiche. 

La prof. Molly Marshall, docente di teologia e presidente del Central Baptist Theological Center (Usa), ha aperto la plenaria con una lezione sulla trasformazione dell’identità e della pratica delle chiese grazie alla piena inclusione delle donne nel ministero pastorale. Paul Fiddes, teologo britannico, conosciuto in Italia soprattutto per la sua riflessione sul battesimo, ha condotto una riflessione sul «Posto delle donne all’interno dell’ecclesiologia battista» a partire dalle confessioni di fede dei battisti nel XVII secolo. «Ciò che è chiaro, da un punto di vista battista – afferma – è che l’ordinazione di un ministro (ed è interessante, per le chiese battiste italiane sentire parlare di “ordinazione”!) necessita della chiamata da parte di Cristo e del riconoscimento di essa da parte delle discepole e dei discepoli. Si possono avere sensazioni diverse, ma non diverse definizioni. Non c’è alcun motivo per riservare alcune funzioni o ruoli solo agli uomini». 

La teologa francese Valérie Duval-Poujol, docente di greco biblico, ha evidenziato come le traduzioni della Bibbia hanno condizionato e condizionano il riconoscimento del ruolo delle donne nelle chiese. Da un uso “neutro” del maschile, come fino a qualche tempo fa era considerato norma in italiano, ai titoletti dei vari paragrafi delle nostre Bibbie, le traduzioni rendono conto del contesto in cui sono fatte. «Incoraggiare donne qualificate a diventare teologhe e traduttrici della Bibbia» e «incoraggiare pastori, professori, traduttori della Bibbia a rendere le donne, che già ci sono, maggiormente presenti, nella predicazione e nelle traduzioni» è stato l’auspicio di Duval-Poujol, che ha altresì ricordato come la Bibbia sia Parola di Dio che vuole essere detta con parole umane, certo imperfette, e che devono e possono essere passate al vaglio della critica. 

Sempre nelle plenarie abbiamo condiviso il ministero della pastora Regina Sudheer-Alexander e di suo marito, al servizio delle comunità Madiga, che si autodefiniscono Dalit (persona ferita e sfruttata), gli “intoccabili”, nel Sud-Est dell’India. Ogni intervento aveva tre controrelazioni e abbiamo potuto conoscere e condividere riflessioni ed esperienze molto diverse tra loro. La plenaria finale ha visto un certo numero di partecipanti rispondere, a partire dal proprio punto di vista, alle domande emerse nei tre giorni di conferenza. Ha partecipato a questo final panel anche chi scrive, membro della delegazione italiana assieme alla pastora Silvia Rapisarda. L’Unione battista (Ucebi) ha compiuto un investimento notevole per permettere una partecipazione italiana alla conferenza. È stato sicuramente incoraggiante poter ascoltare relazioni e commenti che con assertività hanno espresso il pieno riconoscimento al ministero delle donne, o se vogliamo, l’irrilevanza del genere per quanto riguarda il ministero pastorale. Non tutti erano d’accordo. Ci sono paesi in cui alle donne non è permesso predicare, in nome di una teoria «complementarista» che vede le donne «uguali nella diversità», umane, ma con ruoli subordinati a quelli maschili. È stato doloroso vedere la propria vocazione e la propria storia di donne e di pastore considerata «un’opinione». Il presidente della Bwa, pastore Ngwedla Paul Mzisa, del Sud Africa, è intervenuto nel momento di condivisione finale ricordando come la questione del riconoscimento delle donne pastore è in relazione con la predicazione dell’Evangelo. «Non esiste un dio per gli uomini e un dio per le donne»: escludere le donne dal ministero, discriminarle in base al genere è compiere un atto di apartheid e segregazione che va rovesciato», ha affermato Mzisa.

Dalla conferenza è emerso un ordine del giorno sul «Riconoscere e sostenere la vocazione delle donne nella Chiesa». Questo ordine del giorno, approvato poi dal General Council nei giorni seguenti con due voti contrari, chiama la popolazione battista a «pentirsi dagli insegnamenti e dalle pratiche che hanno impedito alle donne di svilupparsi pienamente come esseri umani creati a immagine di Dio e membri a tutti gli effetti della Chiesa»; ad «aprirsi allo Spirito Santo», riconoscendo e sostenendo la chiamata rivolta dal Signore alle donne per il servizio nelle chiese, in modo che le storie delle donne possano avere «il giusto posto nella storia più ampia del corpo di Cristo nel mondo»; a «imparare e usare un linguaggio che riconosca e sostenga donne e uomini nella celebrazione del culto, nella comunicazione, nelle pubblicazioni, comprese le traduzioni»; «a operare e lavorare per creare intenzionalmente spazi di equità per le donne in tutti i ruoli di leadershipdelle chiese, convenzioni e unioni battiste, e nell’Alleanza mondiale battista». 

Il Dipartimento di Teologia dell’Ucebi lavorerà nei prossimi mesi per tradurre le relazioni principali e renderle così accessibili a quante e quanti vorranno utilizzarle. 

Filo rosso di questi giorni così intensi è stata la comunione con sorelle e fratelli da ogni parte del mondo, comunione attorno ai tavoli dei pasti, comunione nella preghiera, comunione nello scambio delle proprie storie, che diventavano storie condivise. Un dono, la comunione, che ha avuto il suo contesto in una terra di schiavitù e di emancipazione, di lotta e di celebrazione, di contraddizioni, tutte del mondo opulento, come è la terra dei Caraibi e in particolare delle Bahamas, dove l’80% della popolazione è battista.

Oltre ai momenti di plenaria, l’incontro annuale ha visto numerosi lavori di gruppo, coordinati dalle diverse commissioni: Pace e riconciliazione, Dottrina battista e unità dei cristiani, che ha ripreso lo stato del dialogo bilaterale tra battisti e cattolici, Giustizia razziale e di genere, Diritti umani, Evangelizzazione, Cura del creato, Giustizia sociale ed economica, culto e spiritualità, alcune di queste. 

Una sessione particolare è stata dedicata a una tavola rotonda sulle migrazioni. Da parte dei Paesi Europei è stato chiesto all’Italia un approfondimento rispetto all’impegno delle chiese italiane nell’accoglienza delle persone rifugiate e migranti ed è stata offerta collaborazione dalle chiese stesse di questi paesi. 

Durante i lavori dell’assemblea è stato eletto il nuovo presidente della Bwa che entrerà in carica il prossimo anno per il quinquennio 2020-2025: si tratta dell’argentino Tomás Mackey, attualmente responsabile della Commissione sull’educazione teologica della Bwa. 

Tutti i lavori della Conferenza teologica, così come gli interventi principali dell’assemblea annuale sono stati caricati sul canale YouTube della Bwa, al quale si può accedere dalla pagina del Dipartimento di teologia dell’Ucebi: https://www.ucebi.it/teologia/materiale.html.