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La sofferenza non deve pregiudicare la dignità

La morte, la settimana scorsa, di Vincent Lambert, infermiere psichiatrico da dieci anni tetraplegico, ha fatto e continuerà a fare discutere. Lambert era diventato una sorta di simbolo delle battaglie legali, ma anche morali, intorno alla questione del fine vita e della sospensione di cure, da ognuna delle parti in causa, divise anche fra i suoi stessi famigliari, tra la necessità di attendere la conclusione della sua esistenza oppure di por fine alle sue sofferenze. In proposito è da tenere in considerazione un testo diffuso dai responsabili delle fedi religiose a Reims, la città dove viveva ed è deceduto Lambert. Ne sono co-firmatari il rabbino Amar, l’imam Aomar Bendaoud, l’arcivescovo cattolico Eric de Moulins-Beaufort e il vescovo ausiliare Bruno Feillet, unitamente ai pastori della Eglise protestante unie de France Xavier Langlois e Pascal Geoffroy.

«La situazione del sig. Lambert era particolare – scrivono i responsabili religiosi –. Le decisioni che sono state prese riguardo al suo caso, quindi, non possono essere estese tali e quali ad altri casi all’apparenza analoghi». Perciò i firmatari, nella luce della loro «fede in Dio che crea e che dà la vita», sottopongono all’opinione pubblica alcuni punti di riflessione.

In primo luogo – scrivono – «riconosciamo senza riserve che attiene alla dignità di ogni essere umano di rinunciare a un trattamento ritenuto inutile, sproporzionato o tale da rischiare di provocare uno stato di sofferenza ulteriore»; «Crediamo – prosegue il testo – che sia possibile agli esseri umani sostenersi, aiutarsi reciprocamente, accompagnarsi nei momenti più dolorosi della vita, in modo che nessun cittadino sia tentato di pretendere dalla società che essa provochi la sua morte».

I responsabili delle varie fedi intendono ricordare ai concittadini che «diventare dipendenti dagli altri per delle cure o per le funzioni della vita ordinaria non significa necessariamente perdere la propria dignità»: per questo il testo richiama all’attenzione dell’opinione pubblica la condizioni di queste persone ma anche di tutti coloro che forniscono loro assistenza, con un riferimento al ruolo di badanti sempre più indispensabili anche in Italia. Allo stesso modo il documento ringrazia quanti hanno contribuito alla riflessione sulla particolare situazione delle persone che, come Lambert, non rientrano completamente né nella categoria delle persone malate né in quella di persone portatrici di handicap». Anzi, «saranno sicuramente ancora necessarie delle ricerche in campo sia medico sia filosofico», così come viene ritenuta necessaria «una riflessione sulla pratica della rianimazione»: il tutto manifestando fiducia nella classe medica francese.

«Come persone che credono nella vita eterna, affermiamo che la vita umana è molto più della vita corporale, ma essa si esplica nondimeno nella vita corporale» – prosegue il documento, che così si conclude: «Auspichiamo che il nostro paese possa sviluppare sempre più tanto le cure mediche in grado di integrare progressi terapeutici, cure palliative, una reale disponibilità di relazione da parte di coloro che sono preposti alle cure e la collaborazione di badanti e volontari, quanto la cura sociale, in grado di integrare coloro che sono esclusi e abbandonati, al fine di poter garantire a tutti una vita comune nella solidarietà e fraternità».

Foto: cattedrale di Reims