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Gioco d’azzardo: palla al centro?

Le slot machine tornano al centro del dibattito politico. A tre anni dalla legge regionale 9 del 2016 sulla prevenzione e il contrasto al gioco d’azzardo patologico, la giunta piemontese appena insediata la mette in discussione, se non nella sua totalità quantomeno negli aspetti che più incidono sulle attività commerciali.«Ci sono due piani che vanno considerati –spiega l’assessore alle attività produttive Andrea Tronzano –da una lato c’è l’aspetto della tutela della salute pubblica e della prevenzione, dall’altro c’è un settore economico che investe legalmente dal 2004 creando numerosi posti di lavoro». 

Due aspetti difficilmente conciliabili: difficile immaginare un sistema di gioco d’azzardo economicamente sostenibile composto soltanto da giocatori lucidi e responsabili. Ma Tronzano e la giunta di centrodestra sembrano convinti di poterlo fare e l’intenzione sembra essere quella di intervenire per modificare la legge attraverso l’intervento del consiglio regionale. «L’ideale sarebbe di mantenere, magari migliorandola, la parte relativa alla prevenzione», spiega Tronzano. «Mentre trovo dannosi e iniqui gli articoli che riguardano la retroattività della legge e la distanza dai luoghi sensibili, che di fatto cancella questo tipo di attività dal tessuto economico». Nemmeno i buoni risultati della legge, che parlano di una cifra tra 500 milioni e un miliardo di giocate in meno nei due anni di applicazione, convincono l’assessore Tronzano. «Il tema politico non deve riguardare il numero di giocate, ma il contrasto all’illegalità. Alcune ricerche come quella di Eurispes ci dicono come alla chiusura di attività legali di gioco d’azzardo corrispondono pericolose infiltrazioni della malavita organizzata in questo settore. Abbiamo i mezzi preventivi e tecnologici per monitorare le situazioni di disagio legate al gioco compulsivo senza danneggiare un settore economico».  

Di tutt’altro avviso è il direttore del Dipartimento Patologia delle dipendenze dell’AslTo3, Paolo Jarre, che vede come un controsenso l’ipotesi di contrastare la ludopatia senza danneggiare il commercio. «Le slot machine sono state inventate apposta per fregare la gente», spiega Jarre. «L’idea di variare la legge in modo da non danneggiare gli esercizi èipocrita e non sta in piedi: d’altronde le scadenze erano note da tre anni, quindi ci sarebbe stato il tempo anche per i soggetti economici di adeguarsi. Se non è stato fatto è anche perché qualcuno, a livello politico, ha fatto credere che le cose potessero essere cambiate». Jarre, dal canto suo, non è però così convinto che tali modifiche possano poi realmente andare in porto. «Si tratta di un tema delicato: il gioco d’azzardo è diventata un’attività piuttosto impopolare, come sa bene la Lega che del suo contrasto ha fatto in passato bandiera e che qui in Piemonte finora non si è espressa».