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La realtà del Regno di Dio

Chi potrebbe infatti disprezzare il giorno delle piccole cose, quando quei sette là, gli occhi del Signore che percorrono tutta la terra, vedono con gioia il piombino in mano a Zorobabele?
Zaccaria 4, 10

Egli propose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi; ma, quand’è cresciuto, è maggiore degli ortaggi e diventa un albero; tanto che gli uccelli del cielo vengono a ripararsi tra i suoi rami»
Matteo 13, 31-32

Per la maggioranza degli uditori di oggi, la metafora della senape non è di immediata comprensione.

Sono certo che i più pensano alla senape come quella salsa saporita, fedele compagna del ketchup nel condire gli hot dog. Ovviamente non è questa l’immagine che evoca Gesù, quanto piuttosto quella di una particolare variante della senape ben diffusa sulle coste del lago di Tiberiade. Una pianta caratterizzata da un seme grande quanto una testa di spillo che, germogliata, è capace in un solo anno di produrre arbusti di tre quattro metri.

La senape, ben conosciuta dagli ascoltatori di Gesù, si presta molto bene alla similitudine che Egli intende affermare. Gesù desidera far risaltare il Regno di Dio come una realtà in sviluppo, che inizia in maniera umile, quasi impercettibile, proprio come il granello di senape, ma che è destinata a cose straordinarie. 

Il movimento di Gesù appare debole e poco promettente, Cristo e gli apostoli a confronto con i grandi del mondo apparivano come niente, proprio come il seme della parabola; eppure, a partire dalla Parola di Gesù e dal piccolo movimento nato intorno a lui, qualcosa di straordinario cresce inesorabilmente destinato ad avere un impressionante epilogo: Il Regno di Dio.

Con questa parabola Gesù correggere le pretese messianiche del suo tempo, indicando l’agire di Dio come colui che trasforma mediante la sua Parola seminata nei cuori e non come il Dio che interviene in modo coercitivo sulla sua creazione. 

Infine le parole del Maestro rivelano la diversità di realizzazione del Regno di Dio rispetto ai regni terreni, non mediante il potere, la forza, non con azioni esterne, ma attraverso una lenta ma inarrestabile trasformazione delle coscienze ad opera della stessa Parola di Dio, la quale, quando è ascoltata e accolta, cresce come un seme in noi trasformandoci e rendendoci pietre vive del Suo Regno.