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Noi, invenzione di Dio

Invenzione è una parola che nella Bibbia non troverete. Tuttalpiù, abbiamo verificato, si usa in senso negativo l’idea di “inventare” («“Le cose non stanno come tu dici, ma sei tu che le inventi”», Neemia 6, 8) –, ma certo non fa parte né del lessico delle Scritture né, tantomeno, della nostra teologia. Eppure è una parola tanto intrigante, che negli ultimi anni molti libri sono usciti, in Italia o in traduzione italiana, con “invenzione” nel titolo.

Il primo che ricordiamo si deve a uno storico francese a suo tempo coinvolto dalla Società di studi valdesi per i suoi lavori sui camisard, protagonisti della rivolta protestante nelle Cevenne a seguito della revoca dell’Editto di Nantes. Philippe Joutard ha scritto nel 1986 L’invenzione del Monte Bianco, che ci racconta di come la percezione della vetta d’Europa divenne a un certo punto (metà del secolo XVIII) un racconto capace di attrarre appassionati di tutto il mondo. Prima, era roccia. E così l’inverno, prima della seconda metà del ‘700, era solo un periodo dell’anno particolarmente ostile, da cui difendersi. Diventa affascinante quando i pittori romantici lo investono di significati emotivi (e intanto, va ricordato, si cominciano a usare adeguati sistemi di riscaldamento: l’inverno può essere bello se visto dal caldo della propria casa!): ne parla lo scrittore ebreo polacco/canadese Adam Gopnik, in un libro che porta la parola “invenzione” solo nel titolo italiano (Winter. Five Windows on the Seasonil titolo originale). Così è anche per gli altri libri, che riguardano la nostra percezione del cosmo, del pianeta su cui viviamo, della natura che ci circonda).

Ma perché questo concetto non è biblico?«In effetti il termine praticamente non compare nella Bibbia, dove si preferisce parlare di un Dio creatore, piuttosto che di un Dio inventore – dice Eric Noffke, professore di Nuovo Testamento alla Facoltà valdese di Teologia. – Il Signore porta ordine nel mondo e dona la vita alle creature che abitano in esso: il concetto di creatio ex nihilo arriverà dopo, in epoca ellenistica, per cui nell’idea biblica di creazione viene a mancare quell’elemento di novità implicito nel moderno concetto di invenzione. Se questo è vero, credo comunque che la metafora del “Dio inventore” possa aiutarci a cogliere la forza del messaggio veterotestamentario. A esempio, potremmo dire che Dio “inventa” il perdono perché, pur essendo giusto, siccome ama il suo popolo di peccatori, nella sua libertà decide di donare la sua salvezza gratuitamente a chi non se la meriterebbe. Per quel che riguarda il Nuovo Testamento, lì in effetti l’idea di invenzione è proprio assente, perché esso si pone in continuità con il pensiero veterotestamentario, che viene letto nella prospettiva del “compimento”. E questo lo dico anche contro quelli che affermano, ad esempio, che Gesù “ha inventato” il Dio dell’amore, oppure che Paolo “ha inventato” il cristianesimo. È nell’Antico Testamento che Dio “inventa” il mondo e gli esseri che lo abitano, che ama e con i quali decide di riconciliarsi anche quando non se lo meriterebbero: Gesù attua pienamente questa invenzione e i suoi discepoli se ne faranno testimoni.»

Dunque, quelli di cui si tratta non sono prodotti di inventori, da brevettare, ma sono “riconoscimenti”, modi di vedere diversamente, attraverso un lungo lavoro culturale, alcune realtà che già avevamo sotto gli occhi. Questo sì, è un concetto biblico, come si dice in I Corinzi 13, 12: Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto. «Sì, quelle dei primi cristiani sono scoperte o ri-scoperte, non invenzioni: Dio “inventa” il perdono, la redenzione, i credenti da parte loro “scoprono” la tomba vuota e poi vedono il risorto, riconoscono l’azione di Dio e comprendono, anche se ancora solo in parte, il significato della sua opera», prosegue il prof. Noffke.

In conclusione, qual è la grande, vera invenzione da parte del Dio biblico? «Direi il mondo e l’umanità con cui sceglie di costruire un rapporto creativo, anche sorprendente. Noi siamo una sua invenzione, piena di potenzialità, un’invenzione amata e curata, non ce lo dovremmo dimenticare. E infine, credo che si debba sottolineare che, se il mondo lo ha inventato Dio, non è più possibile che esso sia brevettato dagli esseri umani! La creazione non è in vendita, men che meno le creature».

Consigli di lettura:

Tre sono i libri di taglio narrativo: Paul Auster, L’invenzione della solitudine (1982, trad. italiane Anabasi 1993, Einaudi 2010) narra di due episodi centrali nella vita dello scrittore ebreo austro/statunitense (la morte del padre e un divorzio); sono recenti L. Pavolini, L’invenzione del vento (Marsilio, 2019), dedicato al windsurf, e L’invenzione dell’amore, dello spagnolo José Ovejero (Voland, 2018) 

Il resto è saggistica: P. Joutard, L’invenzione del Monte Bianco (Einaudi, 1993); J. Starobinski, L’invenzione della libertà. 1700-1789 (Aesthetica, 2008); F. Brevini, L’invenzione della natura selvaggia (Bollati Boringhieri, 2013); F. Farinelli, L’invenzione della Terra (Sellerio, 2016); A. Wulf, L’invenzione della natura (Luiss, 2017); M. Vegetti, L’invenzione del globo (Einaudi, 2017).

Due libri portano lo stesso titolo: L’invenzione delle nuvole. Ma quello di R. Hamblyn (Rizzoli, 2001) è dedicato alla meteorologia, mentre quello dello storico F. Illies affronta il fenomeno atmosferico per i suoi riflessi nell’arte e nella poesia (Marsilio 2018).

A. Gopnik, L’invenzione dell’inverno (Guanda, 2016) è uscito con il titolo originale Winter. Five Windows on the Season