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L’importanza del cristianesimo per chi non crede

«Vi chiederete perché mi occupi oggi proprio di questo – ovvero del “cristianesimo”. Ebbene, credo che oggi sia importante occuparsene, non evitare la questione del cristianesimo. Non per ragioni d’identità culturale ma per ragioni di fecondità culturale, e più precisamente di fecondità per la filosofia. Finito il tempo della sua marginalizzazione, occorre infatti tracciare il bilancio di quel che il cristianesimo ha fatto avvenire nel pensiero». Con queste parole sorprendenti, François Jullien – filosofo francese tra i più noti e, va sottolineato, ateo – apre il suo libro sulle “risorse del cristianesimo”* che ha attratto la mia attenzione. Dopo un periodo abbastanza lungo in cui la religione in generale è stata messa sotto accusa, negata da un ateismo militante, pare essere venuto il momento anche per la filosofia e la cultura in generale di tornare a occuparsi di Dio, e vari sono i segnali che si possono scorgere. Tra questi un posto di rilievo assume ora il libro di Jullien.

È significativo il fatto che l’autore, per definire in che cosa il cristianesimo può essere significativo ancora oggi, eviti di parlare di Verità, di Valori, di Radici, tutti termini oggi molto usati, soprattutto come rivendicazioni di identità, ma che danno l’idea di realtà statiche e che vanno accettate o respinte, rischiando quindi di rimanere sterili. Egli preferisce parlare di Risorse, la cui caratteristica è quella di essere aperte, disponibili: si possono utilizzare senza che sia richiesto di aderirvi.

François Jullien è noto anche per i suoi studi sulla cultura greca e quella cinese.Quest’ultimo fatto emerge nel suo libro perché egli riesce ad aggirare quelli che sono alcuni stereotipi dati per scontati in Occidente, ma che per contro non sono contemplati nel mondo orientale. La cultura greca, poi, si evidenzia dal fatto che egli pone come base della sua ricerca l’Evangelo di Giovanni, di cui riesce a cogliere e restituire al lettore non solo la profondità di pensiero, ma anche la ricchezza linguistica. Ma perché scegliere proprio l’Evangelo di Giovanni? Perché, dice l’autore, la caratteristica del quarto evangelista sta nel fatto che non si sofferma sull’annuncio di verità statiche, ma si concentra sull’evento, sul divenire, su quanto di novità e di inatteso ci permette cambiare la vita.

Ma il discorso si approfondisce con la domanda: «Che vuol dire essere vivi?». Cioè non semplicemente “viventi”, ma davvero vivi. Su questi due concetti di “vita” si gioca il discorso di Jullien, il quale coglie il fatto che l’Evangelo di Giovanni usa due termini per indicare ciò che noi indichiamo con una parola sola. Ne è un esempio Giov. 12,25: «Chi ama la sua vita (gr. psyché), la perde e chi odia la sua vita (gr. psyché) in questo mondo, la conserverà in vita (gr. zoé) eterna»: da un lato vi è infatti la realtà biologica e dall’altro l’esistenza nella sua piena espansione, tanto che può parlare di vita eterna, che non conosce fine. Per poter arrivare a questo, secondo l’Evangelo di Giovanni, bisogna «uscire da sé stessi», essere sempre in qualche misura distaccati da sé, aspirare sempre a qualcosa di più.

Infine, nell’ultimo capitolo, Jullien affronta la riflessione sull’amore, sulla capacità di esistere uscendo da se stessi, fuori “dal mondo”, per poter essere “dentro” l’altro, “dimorare in lui”. Questo è ciò che ha fatto Gesù, che amò i suoi “fino alla fine” (Giov. 13, 1): la fine che non è la morte, ma il compimento, il pieno sviluppo. Come si è detto, Jullien non è un credente, ma certo sa cogliere la profondità del messaggio evangelico e richiamare i non credenti all’attenzione verso una dimensione che con troppa facilità viene scartata – e nello stesso tempo richiamare i credenti a tornare al nocciolo del messaggio, troppo spesso tralasciato per fissare l’attenzione verso temi che si pensano più “attuali”.

Il libro prende le mosse da una conferenza che l’autore ha dato nel 2016 all’Università Cattolica di Lione e della conferenza mantiene il linguaggio molto diretto – anche se, va detto, si tratta di un libro di filosofia che mantiene dunque un linguaggio elevato e una non indifferente densità di pensiero.

* François Jullien, Risorse del cristianesimo, ma senza passare per la via della fede. Milano, Ponte delle Grazie Milano 2019, pp. 119, euro 14,00.