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Italia. I migranti in detenzione amministrativa lasciati in condizioni deplorevoli

«Il Governo valuti l’assoluta necessità di rendere la qualità della vita nei Centri di permanenza temporanea compatibile con il recente allungamento dei tempi di trattenimento. I migranti vivono in condizioni deplorevoli», è quanto afferma il Garante nazionale delle persone private delle libertà che, nei giorni scorsi, ha effettuato nuove visite in quattro dei sei Centri per il rimpatrio presenti sul territorio italiano: Roma, Potenza, Bari e Brindisi

Il 6 giugno una delegazione guidata dalla componente del Collegio del Garante, Daniele De Robert, si è recata presso il Cpr di Ponte Galeria a Roma e presso il quale quale è stata visitata anche la sezione maschile recentemente riaperta. 

Il 18, il 19 e il 20 giugno un’altra delegazione, questa volta guidata dal Presidente Mauro Palma insieme a De Robert, ha visitato i Cpr di Palazzo San Gervasio (in provincia di Potenza), di Bari e di Brindisi. 

«La situazione degli ospiti rimane molto dura e preoccupante – affermano i Garanti –. Sia dal punto di vista della vita quotidiana, che scorre senza nessuna attività, con evidenti ripercussioni sulla salute psicofisica delle persone ristrette (fino a sei mesi o anche più), sia per quanto riguarda le condizioni materiali degli ambienti, spesso danneggiati o incendiati da precedenti ospiti ma mantenuti in tali condizioni di deterioramento e di assenza di igiene. Alcune criticità – si legge ancora –, appaiono persino più gravi che in passato. In primo luogo perché la possibile prolungata permanenza rende ancora più inaccettabili talune condizioni, in secondo luogo perché nuove criticità si sono prodotte nel tempo: per esempio il guasto, riscontrato in un Centro, di tutti i telefoni pubblici che, unito alla mancata disponibilità di telefoni cellulari da destinare agli ospiti, rischia di comprimere il diritto alla difesa e quello all’unità familiare». 

In alcuni Cpr, ad esempio denunciano i Garanti «non esistono ambienti forniti di tavoli e gli ospiti si trovano costretti a consumare i pasti sul proprio letto. Una privazione della libertà disposta perlopiù non in conseguenza di reati ma per irregolarità amministrative non può essere simile o peggiore a quella di chi sconta una pena. Tantomeno può prevedere minori garanzie di tutela dei propri diritti: per questo il diritto al reclamo e il potere di vigilanza dell’autorità giurisdizionale devono essere introdotti per le situazioni di privazione della libertà delle persone migranti», come il Garante nazionale ha già da tempo raccomandato.

Dopo aver visitato recentemente il Porto di Civitavecchia e le zone aeroportuali di Fiumicino e Malpensa, il Garante nazionale il 20 giugno ha altresì visitato il Porto di Bari – il primo Porto d’Italia per respingimenti – e le relative pertinenze, esaminando le procedure di espulsione e di respingimento, al fine di evitare che l’Italia debba rispondere in sede internazionale per eventuali violazioni.