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Giovani europei studiano come far fronte ai discorsi d’odio

La sesta Summer School sui diritti umani della Conferenza delle chiese europee (Kek) si è svolta dal 17 al 20 giugno a Lisbona, in Portogallo. In cooperazione con il Consiglio cristiano delle chiese portoghesi (Copic), a circa 50 partecipanti provenienti da diversi contesti nazionali, etnici e religiosi è stata data l’opportunità di studiare insieme e ricevere una formazione interdisciplinare sulla libertà di espressione, hate speech, i crimini d’odio e su come prevenire l’incitamento all’odio nei contesti religiosi.

La discussione è stata ispirata dalla premessa biblica di Efesini 4: 15-17: «15 ma dicendo la verità con amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. 16 Dal quale tutto il corpo ben connesso e unito insieme, mediante il contributo fornito da ogni giuntura e secondo il vigore di ogni singola parte, produce la crescita del corpo per l’edificazione di se stesso nell’amore. 17 Questo dunque attesto nel Signore, che non camminiate piú come camminano ancora gli altri gentili, nella vanità della loro mente»

I partecipanti hanno esaminato la relazione tra una crescente mancanza di rispetto fra persone in ambito comunicativo, specialmente nei cosiddetti social media, e l’ascesa del populismo politico su scala globale. Le ragazze e i ragazzi sono stati inoltre informati sulle relazioni tra Stato e religione in Portogallo, in particolare sulla cooperazione tra chiesa e Stato nel ricevere e integrare i migranti nella società.

Le chiese in Europa si impegnano a difendere il diritto fondamentale alla libertà di espressione e ad opporsi all’odio. Esortano tutti gli attori rilevanti nella società a impegnarsi nel dibattito pubblico per valorizzare la dignità umana di ogni singolo individuo. Sottolineano altresì la necessità di un dialogo informato e basato sui fatti, che rifletta, nella ricerca di soluzioni adeguate, la complessità delle questioni politiche e sociali dei nostri tempi.

Durante la Summer School, i relatori e i partecipanti hanno espresso la preoccupazione che i populisti incoraggino o usino l’”incitamento all’odio” per guidare un gruppo contro un altro, al fine di raggiungere una quantità rilevante di voti piuttosto che contribuire alla pace sociale e al compromesso politico. Atteggiamenti xenofobi, stigmatizzazione delle minoranze, stereotipi sulla base di razza, colore, origine nazionale ed etnica, religione, disabilità, genere o orientamento sessuale portano all’odio e possono infine portare alla violenza. L’antisemitismo, l’islamofobia e la cristianofobia sono espressioni di tali atteggiamenti; non è un discorso però solamente religioso ma che coinvolge e riguarda anche altre realtà, come i rifugiati o i rom o altri gruppi minoritari.

Mentre la libertà di espressione è un diritto importante, e ovviamente include il diritto di non essere d’accordo o di esprimere antipatia, il modo in cui parliamo di altre persone ha dei limiti sia morali che legali. Come stabilito dall’articolo 20, paragrafo 2, del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (Iccpr) del 1966: «Qualsiasi azione di odio razziale o religioso che costituisca incitamento alla discriminazione, ostilità o violenza deve esser proibita dalla legge». Moralmente, è importante Marcare la differenza tra la persona e l’opinione. Mentre la persona merita sempre il rispetto, la differenza di opinione deve essere espressa e discussa.

Tra i relatori figuravano Pedro Calado, Alto commissario per la migrazione in Portogallo, Tatjana Perić, consigliera per la lotta al razzismo e la xenofobia per l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), il prof. Dr Jónatas Machado del Centro diritti umani de l’Università di Coimbra, nonché esperti di organizzazioni musulmane ed ebraiche.

Il presidente di Copic, il vescovo Jorge Pina Cabral, ha sottolineato, «Questa è una grande opportunità per rafforzare i legami tra le diverse chiese in Portogallo, riflettendo su problemi e sfide comuni che stiamo affrontando nella società. Imparare, gli uni dagli altri, e studiare insieme è il modo cristiano naturale per combattere l’odio in tutte le forme».

Il presidente della Kek, il pasotre Christian Krieger, ha dichiarato: «In un momento di crescente populismo, combattere la diffusione di discorsi di odio è una responsabilità che ognuno di noi deve assumersi. La Conferenza delle Chiese europee si è impegnata a farlo, all’interno dei suoi membri e nella partnership con altre parti interessate».