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Metodisti impegnati nella ricostruzione post ciclone Idai

All We Can è un’organizzazione internazionale per lo sviluppo e l’emergenza parte integrante del panorama metodista mondiale con radici solide in seno alla Chiesa metodista britannica. Concentrandosi su coloro che hanno più bisogno, è ispirata ai principi tipici della Chiesa metodista. All We Can nasce negli anni ’30 del ‘900, quando il pastore metodista Henry Carter sentì che la chiesa aveva la responsabilità di rispondere alla crisi dei rifugiati in Europa. Carter ha aperto la strada a quello che allora si chiamava “Fondo metodista per i rifugiati” come iniziativa personale per raccogliere denari e forniture per alleviare la fame e migliorare le condizioni tra i rifugiati, in particolare in Austria e Germania. Da allora è iniziata una lunga storia, con anche alcuni cambi di denominazione; l’ultima risale all’8 aprile 2014, quando il Fondo è diventato per l’appunto All We Can.

Fra i vari impegni concreti attuati sul campo, dalla Siria all’Myanmar per citarne alcuni, All We Cane la Chiesa metodista in Gran Bretagna hanno lanciato unappello urgente e una conseguente raccolta per sostenere il popolo del Malawi in seguito alle inondazioni devastanti legate ciclone Idai che ha distrutto l’intera area dell’Africa Australe nel marzo di quest’anno.

«Il 5-8 marzo 2019, le forti piogge nel sud del Malawi hanno causato gravi inondazioni – si legge sul sito dell’organizzazione-. Lo stato di emergenza è stato dichiarato dal Presidente del Malawi a fronte di devastazioni diffuse, perdite di vite umane e spostamenti obbligati di decine di migliaia di persone. L’impatto del ciclone Idai ha acuito il disastro in corso con le piogge». 

La generosa risposta della popolazione ha fatto sì che il denaro fino ad ora raccolta sia stato utilizzato anche in due nazioni confinanti e a loro volta in ginocchio a causa dei medesimi avvenimenti atmosferici, lo Zimbabwe e il Mozambico.

Laura Cook, coordinatrice dei progetti umanitari di All We Can racconta che «In Malawi siamo stati in grado di sostenere la popolazione di alcune aree con generi alimentari vitali come mais, fagioli e soia. Siamo anche stati in grado di aiutare intere scuole a sostituire i materiali didattici necessari per consentire ai bambini di ricominciare rapidamente a studiare. Nelle prossime settimane e mesi lavoreremo in Malawi per identificare le famiglie che hanno perso le loro case in modo da poter farci carico della ricostruzione fisica di queste comunità. Miriamo a lavorare con le persone locali per identificare i migliori progetti e materiali per garantire che le nuove case costruite siano in grado di resistere meglio ai cicloni, alle forti piogge e alle inondazioni in futuro».