bm

Torino si colora con Balon Mundial

I mille colori delle divise e delle bandiere di tutto il mondo, la passione per il gioco del calcio, i profumi dei cibi del mondo e i sorrisi soddisfatti di chi, da tredici anni a questa parte, trasforma gli impianti sportivi del Parco della Colletta in un luogo magico, dove incontrarsi senza pregiudizi e ostilità, all’insegna dello scambio e del rispetto reciproco.

Il Balon Mundial è tutto questo e molto di più, come è stato raccontato nella mattinata del 12 giugno nel corso della conferenza stampa di presentazione di questa tredicesima edizione, per il secondo anno consecutivo ospitata nella suggestiva cornice del Museo Egizio. «Siamo felici e orgogliosi di supportare un progetto come quello di Balon Mundial», racconta la presidentessa del museo, Evelina Christillin. «Da anni il mondiale torinese è luogo di incontro atto ad abbattere ogni tipo di discriminazione e pregiudizio. Un concetto che è stato recepito anche dai vertici del calcio nazionale e internazionale i quali, ormai da tempo, stanno lavorando per mettere l’etica al centro del mondo del calcio».

Il torneo avrà inizio sabato 15 giugno e vedrà le squadre impegnate ogni sabato e domenica fino al 21 luglio, data prevista per le finali, che torneranno allo stadio Primo Nebiolo messo a disposizione gratuitamente dal Comune: ai nastri di partenza 32 squadre maschili e 8 femminili per un totale di circa 1000 atleti impegnati. Un’edizione guidata dal concetto di “Porte aperte”, in chiara contrapposizione rispetto alle politiche migratorie attualmente condotte dal governo in carica.

«Porte aperte in campo – spiega il presidente di Balon Mundial Onlus Tommaso Pozzato – ma anche qui al Museo Egizio che, insieme a noi e tutti i partner che ci stanno aiutando, porta avanti una visione che mira, attraverso il potente mezzo dello sport, a favorire il dialogo, l’incontro e la conoscenza reciproca». Una festa che ha il duplice obiettivo di rinsaldare i legami delle varie comunità al loro interno e di aprirle alla conoscenza e al dialogo con le altre grazie al linguaggio comune del calcio. «Lo scopo principale è proprio questo», spiega Pozzato. «Proprio in questi giorni, durante un incontro con i rappresentanti di comunità, abbiamo chiesto loro di fare un salto di qualità e passare dall’essere dei semplici dirigenti sportivi a veri e propri leader di comunità impegnati nel sociale. In linea con questo obiettivo, abbiamo proposto nel corso di quest’anno un corso di formazione (S.E.L.F.I.E., ndr) per in-segnare i valori che, attraverso lo sport, creano cittadinanza».