istock-1155095480

Hong Kong. Rinviata la legge sulle estradizioni in Cina

Non si arresta l’ondata di protesta di migliaia di persone, molti giovanissimi, che da domenica scorsa sono scesi in strada a Hong Kong per protestare contro la contestatissima legge che consentirebbe l’estradizione di presunti criminali verso la Cina continentale.

Ieri era prevista la riunione del Consiglio legislativo che – a causa dei manifestanti che dall’alba avevano occupato le strade che circondano il governo e il consiglio legislativo della città – è stata rinviata a data da destinarsi. 

I manifestanti sono stati fronteggiati da centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa, che hanno utilizzato spray al peperoncino e gas lacrimogeni.

La legge della discordia regola le procedure di estradizione tra Hong Kong e i governi con cui oggi l’ex colonia britannica (annessa alla Cina dal 1997) non ha accordi in materia. Tra questi c’è Macao, Taiwan e anche la Cina continentale, dove i tribunali dipendono dal Partito comunista. Se entrasse in vigore, Pechino potrebbe ottenere la regolare estradizione dei sospetti (o dei nemici) da processare. La Chief executive Carrie Lam, la leader filo-cinese di Hong Kong, ha detto che la norma serve a colmare un vuoto normativo, impedendo che la città diventi un rifugio per i criminali. Ma per lo schieramento democratico il testo, esplicitamente appoggiato da Pechino, è un nuovo tentativo da parte della Cina di Xi Jinping di cancellare libertà e stato di diritto garantiti all’ex colonia britannica dal principio “un Paese, due sistemi”: la convivenza sotto un paese unico (la Cina) di due sistemi diversi (Cina e Hong Kong). 

Contro la legge si sono espressi avvocati, organizzazioni imprenditoriali, anche internazionali, e diversi governi stranieri, tra cui quelli di Stati Uniti e Regno Unito.

Anche diverse chiese cristiane di Hong Kong stanno invitando i manifestanti a mantenere un atteggiamento pacifico e i cristiani tutti a pregare per il futuro della città.

In una lettera pastorale, l’arcivescovo anglicano Paul Kwong ha affermato che il disegno di legge sta causando «un disagio profondo» in tutta la città.

«Faccio appello a tutte le parti in causa – coloro che sono contrari e coloro che sono a favore della legge – affinché torni immediatamente la calma e si discuta pacificamente su come risolvere la controversia per evitare di causare ulteriore caos alla società», ha detto. 

«Spero che le persone di tutti i settori, in particolare i giovani, esprimano le loro richieste attraverso canali e strumenti legali e legittimi e non ricorrano a mezzi illegali che danneggerebbero non solo coloro che fanno ricorso ad essi, ma la società nel suo complesso. Invito tutti i cristiani a pregare per la stabilità e la prosperità di Hong Kong e per una perfetta soluzione all’attuale impasse».

Anche il Consiglio per la missione mondiale dell’Asia orientale ha detto di pregare per la città, teatro di disordini.

«Carissime sorelle e fratelli, rivolgiamo a Dio le nostre preghiere ed esprimiamo solidarietà al popolo di Hong Kong in questo momento difficile», ha dichiarato. «Possano le parole del profeta Amos rafforzare i nostri cuori: “Scorra piuttosto il diritto come acquae la giustizia come un torrente perenne”(Amos 5, 24)».

Infine, il Consiglio cristiano di Hong Kong ha esortato il legislatore ad ascoltare le preoccupazioni della popolazione e ha chiesto un “dialogo empatico” per trovare una via da seguire. «Preghiamo per i funzionari del governo, affinché possano ascoltare le voci di tutti i ceti sociali con umiltà… in modo che le preoccupazioni del popolo non siano trascurate e la formulazione di soluzioni politiche sia completa».