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Siamo tutte calciatrici, un torneo per il diritto allo sport

Molto spesso, forse troppo spesso, lo sport viene considerato come un semplice passatempo. Oppure, soprattutto quando si parla di calcio, viene immediatamente in mente un mondo fatto di affari milionari.

Eppure, alcuni progetti vanno in una direzione molto diversa, quella della promozione sociale. Lo dimostra l’iniziativa Siamo tutte calciatrici, un torneo per il diritto allo sport che si è svolta oggi, martedì 11 giugno, presso la Casa Circondariale femminile di Rebibbia, a Roma: tre squadre si sfidano in un torneo di calcio a cinque alla presenza del Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico.

Le squadre sono molto differenti per composizione e provenienza delle atlete: una è composta da studentesse dell’Università Roma Tre, una da operatori della Casa Circondariale di Rebibbia e una è il team di calcio dell’Atletico Diritti, formato esclusivamente da detenute nel carcere romano.

Presenti anche le giocatrici dell’AS Roma, squadra di Serie A di calcio femminile, e il Prorettore dell’Università Roma Tre, Marco Ruotolo. Questo torneo si inserisce nel più ampio progetto dell’Associazione Polisportiva Atletico Diritti, partito nel 2014 per iniziativa dell’Associazione Antigone e la onlus Progetto Diritti con il sostegno dell’Università Roma Tre, che al momento può schierare due squadre di calcio, una maschile e una femminile, una di cricket e una di pallacanestro.

«L’idea – racconta Susanna Marietti, coordinatrice nazionale dell’Associazione Antigone e vice-presidente di Atletico Diritti – è di superare tutti i confini, di superare metaforicamente tutti i muri, le barriere e le diversità. Lo sport è un diritto perché porta benessere fisico ma non solo: lo sport è confronto, è rispetto delle regole, permette di imparare la solidarietà, il gioco di squadra. Tutte cose che sono ricreative ma non possono limitarsi alla ricreazione: lo sport deve essere un diritto di tutti, liberi o detenuti, italiani o stranieri che siano. E noi è in questo modo che lo vogliamo promuovere». In un contesto come quello calcistico, considerato quasi esclusivamente maschile, l’iniziativa Siamo tutte calciatrici che mette in campo tre squadre femminili può essere il segno di una società che sta cambiando, almeno sotto alcuni punti di vista. Anche nel mondo carcerario fino a ora le competizioni erano perlopiù maschili.

«Questo gap tra donne e uomini nello sport – spiega Marietti – non è superato, ma andiamo in quella direzione». Lo sport si fa allora importante strumento di integrazione e confronto, anche nel tentativo di superare stereotipi e luoghi comuni. La prospettiva del progetto Atletico Diritti è rivolta direttamente al futuro. Le attività ricreative giocano un ruolo importante nella vita dei detenuti o, più in generale, delle persone in difficoltà che partecipano attivamente alle iniziative.

È grazie a queste attività che «si creano legami, si creano amicizie e rapporti che difficilmente si possono creare in altri contesti», dice Susanna Marietti. Un legame che si fa più forte partita dopo partita, e che vede direttamente coinvolte tutte le persone che scendono in campo. Legami che trascendono la libertà o la detenzione, le nazionalità e le età. Rapporti che possono essere proiettati nel futuro. «Si sentono dai detenuti alcune cose come “Atletico Diritti è diventata la mia famiglia”, una cosa molto commovente. E soprattutto quando usciranno dal carcere rimarrà una famiglia».