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«Attacco all’impegno civile delle persone»

Da alcuni mesi hanno luogo, in varie città, presentazioni del libro L’attualità del male. La Libia dei Lager è verità processuale (Torino, Seb27, 2018, a cura di Maurizio Veglio, con firme di altri cinque autori e prefazione del giornalista Domenico Quirico). Ne abbiamo parlato anche su Riforma (n. 13, pag. 4), a seguito di un incontro pubblico svoltosi a Bari: il libro documenta torture e violenze che colpiscono la maggioranza dei profughi provenienti dai campi di raccolta della Libia. 

C’è chi viene contestato, però, per aver partecipato a pubbliche presentazioni del volume in questione. È la magistrata Luciana Breggia, autrice fra l’altro di un libro per l’editrice Claudiana, dedicato a Etty HillesumAlcuni organi di stampa hanno fatto un collegamento tra la partecipazione della magistrata a una presentazione del volume e la sua attività nell’amministrazione della giustizia. Presso il Tribunale di Firenze, infatti, esiste dall’agosto 2017 una «sezione specializzata sull’immigrazione», presieduta proprio da Luciana Breggia: alcuni giornali, riprendendo una nota del Viminale, oltre ad attribuire alla sezione dati statistici poco chiari, hanno rimproverato alla dott.ssa Breggia di aver negato al ministero dell’Interno il potere di impugnare il provvedimento con cui era stata data a un richiedente asilo la possibilità di iscriversi all’anagrafe del comune di Scandicci. 

In realtà, come spiega la presidente della Corte d’Appello del capoluogo toscano, Margherita Cassano, il provvedimento era stato frutto di una decisione collegiale (la dott.ssa Breggia ne era l’estensore) e al ministero dell’Interno – molto semplicemente – secondo quello che prevede il codice di procedura civile non era stato concesso il diritto di impugnare una decisione resa tra soggetti diversi (il Comune di Scandicci e il richiedente asilo). Lo stesso provvedimento aveva esplicitamente riconosciuto al Ministro il potere d’intervenire nella causa intentata contro il Comune di Scandicci (cfr. Riforma n. 13, p. 1): facoltà che, però, non era stata esercitata.

La sezione del Tribunale di Firenze è tornata alla ribalta perché sempre una nota del Viminale ha accostato fatti di violenza sessuale di un cittadino pakistano al permesso umanitario concesso dalla sezione presieduta dalla dott.ssa Breggia: notizia falsa perché all’epoca il magistrato fiorentino si occupava di sfratti e controversie sulla proprietà immobiliare non meno grave del tentativo di attribuire a un giudice autore di un provvedimento sulla condizione giuridica di una persona la responsabilità per i reati commessi da quest’ultima. 

In realtà si tratta di un attacco – come ha ribadito la dott.ssa Cassano – all’impegno civile, sociale e culturale delle persone e al «diritto di ogni magistrato, in nome della libertà di manifestazione del pensiero costituzionalmente sancita, di partecipare alle iniziative culturali e scientifiche che costituiscono un ineliminabile momento di confronto nella consapevolezza che il pluralismo culturale è il fondamento di ogni Stato democratico».