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Non Una di Meno, risorsa e stimolo

Si è svolta a Torino a Palazzo Nuovo (università) la settima assemblea nazionale del movimento Non Una di Meno,nato in Italia a metà 2016 a partire da un appello a firma della rete romana Io decido e delle Associazioni nazionali UDI e DIRE, sull’onda del movimento internazionale nato in Argentina (ni una menos) contro i femminicidi.  

Arrivarono ben presto da tutta Italia adesioni di singole e di gruppi subito connessi tra loro grazie alle nuove tecnologie comunicative e a incontri che alcune di Io Decido realizzarono in varie città. Si è così man mano formato un vero e proprio movimento.

Un elemento caratteristico era la volontà di costruire un soggetto collettivo transnazionale e intersezionale, capace cioè di posizionarsi negli intrecci tra i molteplici aspetti della soggettività, al di fuori perciò dell’impianto binario proprio del pensiero maschile. Una critica serrata era rivolta in particolare al binarismo sessuale con il rifiuto dell’eterosessualità come norma, in raccordo con le lotte di lesbiche, gay, transessuali, bisessuali consolidatesi attorno al movimento LGTBQ+, da cui la scelta di non adottare il separatismo.

Non una di meno è una delle espressioni di una minore tolleranza nella nostra società verso la violenza in casa e fuori casa che nelle chiese aveva già trovato riscontro per esempio nel Decennio per superare la violenza promosso prima dall’ONU e poi dal Consiglio ecumenico delle chiese (2001 – 2010), e che recentemente ha portato  alla costituzione dell’Osservatorio inter religioso. Non una di meno è una delle risposte alla recrudescenza degli attacchi istituzionali alla autodeterminazione e ai diritti sociali, civili ed economici, prodotta dalla storica saldatura delle destre con gli integralismi religiosi che si aggiunge alla devastazione economica e dalla disgregazione sociale prodotte dalla ideologia neoliberista.

Il tema di questa assemblea era un bilancio, a tre anni di attività, delle pratiche, le forme di rivendicazione e di comunicazione sia interna che politica con istituzioni, partiti, sindacati e media, le modalità di autorganizzazione, la dimensione transnazionale.

E’ stato condiviso che lo sciopero transfemminista è il fattore che  unifica  la rete globale. Esso si intende come processo, cioè come stato di agitazione permanente in ogni momento della vita, dunque vertenziale e sociale (‘politico’, secondo le dizione sindacale; ‘intersezionale’, secondo le categorie queer in cui si riconosce Non una di meno).

L’iniziativa parte dal Piano Femminista del 2017 che deve essere messo in movimento e praticato alla luce delle urgenze del presente e dell’intensificazione della violenza.

Rispetto alla dimensione transnazionale, si trattava di stabilire con chi tra coloro che hanno risposto all’appello di non una di meno, ciascuna nel proprio contesto. E’ stato deciso di non stabilire a priori con chi relazionarsi, evitando la strumentalizzazione da parte di femminismi liberali e elitari e individuando come criterio la dimensione di rottura con l’esistente in quanto movimento antirazzista, antifascista, anticapitalista, autorganizzato.

Sono stati suggeriti alcuni temi per campagne comuni ma è stata espressa la necessità di un confronto internazionale.

Quanto alla comunicazione interna, la capillarità con cui continuano a diffondersi gruppi di Non una di meno in tutto il Paese, si è detto, pone una sfida costante richiede di garantire che i meccanismi di coordinamento, di elaborazione e di presa di decisione collettiva tra nodi e assemblee siano effettivamente attraversabili da tutte le soggettività, riconoscendo le dimensioni soggettive e collettive di un processo in continuo divenire, e la necessità dell’orizzontalità e di una fiducia diffusa come base delle relazioni.

Quanto alle relazioni esterne, è stata ribadita la autonomia di Non una di meno nel rapporto con istituzioni, sindacati e media, secondo i metodi e i tempi stabiliti dal movimento, mentre esso non ha mai visto come sbocco delle proprie rivendicazione la rappresentanza politica.

Seguendo questa esperienza da suo costituirsi, ritengo che, nella varietà della sua composizione tra un territorio e l’altro,  essa sia una risorsa di stimolo anche per le organizzazioni femminili delle nostre chiese.

Prossimo appuntamento nazionale a Napoli.