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Una storia dei metodisti in Italia

Dal comitato direttivo del Centro di documentazione metodista (Cdm) è partita l’idea di lavorare a una “storia dei metodisti in Italia”. Come è giusto in un progetto di questo tipo, vorremmo che fosse una “storia” fatta del contributo di molte discipline: non solo propriamente storiche, ma anche sociologiche, giuridiche, teologiche, e così via. Così il 14 maggio a Roma ci siamo incontrati con una quarantina di amici per ricevere da loro proposte e suggerimenti, e l’incontro è stato molto proficuo.

Quella dei metodisti italiani è una storia “piccola”, che però si intreccia con eloquenza ai grandi snodi della storia italiana. Essa nasce immediatamente dopo l’Unità e ancora impregnata degli ideali del Risorgimento, quando le missioni metodiste della Gran Bretagna prima, e degli Stati Uniti subito dopo, si impegnarono nel nostro Paese con un progetto teso a costituire una sorta di fronte liberal-evangelico sulle rive del Mediterraneo, con l’intento di contribuirvi attraverso un rinnovamento delle coscienze. La predicazione dell’evangelo avrebbe dovuto promuovere non solo la liberazione dai lacci della superstizione “papista” e la conversione personale, ma, come conseguenza, anche la costruzione di un nuovo tipo di cittadino impegnato nella vita sociale e pubblica. Mano a mano che i missionari inglesi e americani aprivano nuove “stazioni” evangeliche e poi nuove chiese coinvolgendo la popolazione locale, avviavano parallelamente iniziative sociali; innanzitutto scuole, secondo la tradizione protestante che impone l’alfabetizzazione (soprattutto per poter leggere la Bibbia! ma non solo), poi anche centri sanitari, orfanotrofi, cooperative eccetera.

Così è avvenuto che le chiese metodiste si sono caratterizzate subito come la parte più “estroflessa” dell’evangelismo italiano; caratteristica che hanno mantenuto – con diverse declinazioni – fino a oggi. È appunto in questa cornice che i metodisti, nel corso degli anni, si trovarono a vivere pienamente i momenti cruciali della vita politica e sociale italiana sempre nell’orizzonte della libertà, della responsabilità personale e della laicità dello Stato, fino ad arrivare a oggi, con l’esempio più clamoroso, quello dell’immigrazione. E non poco importante sarà approfondire e valutare l’impostazione teologica che è rimasta, sia pure evolvendosi, alla base di queste iniziative.

Ci siamo resi conto che – a fronte di alcuni periodi e alcune figure, che sono stati ampiamente studiati – mancano ricerche per importanti decenni, a esempio quelli del secondo dopoguerra, ma non solo. Cercheremo di individuare i temi e le vicende più significativi, per mettere in luce ciò che conosciamo solo “di nome”, e nella speranza di scoprire anche cose impreviste, grazie a fonti che non sono ancora state utilizzate e intrecciando metodi e prospettive di discipline diverse. A questo scopo lanciamo un appello a tutti gli studiosi che vogliano darci una mano: mettetevi al lavoro con noi!

Ma c’è anche un altro obbiettivo che vorremmo cercare di raggiungere: è il momento di tentare una riflessione di insieme, una panoramica che ripercorra il senso della presenza in Italia di questa “minoranza significativa” che non ha mai smesso di sentirsi anche (e forse soprattutto) una “componente” a pieno titolo del pluralismo di una società democratica. In tempi di xenofobia, chiusure e costruzioni di muri, chissà che il pensiero teologico sviluppato e sostenuto per anni da questa piccola chiesa non ci sia di conforto e di sprone. 

Comunque, dietro a ogni studio del passato, c’è sempre la necessità di definire identità e di trovare radici. La sfida è di farlo senza chiusure. Potremmo darci come percorso le curiosità suscitate da queste domande: che cosa ci si proponeva? che cosa c’è stato? che cosa non c’è più? che cosa c’è ancora? di che cosa avremmo bisogno? Intorno a noi tutto sembra doversi basare sulla percezione immediata, sui gusti individuali, sui bisogni personali; sapere di più sulla chiesa di cui si è membri può essere un conforto e un aiuto nella quotidiana battaglia contro la perdita di senso. Non per identificarsi in questa storia, ma per sapersi parte di un percorso già compiuto dalla fede di chi ci ha preceduto.