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Costruire ponti per l’Europa

In occasione delle recenti elezioni per il Parlamento dell’Unione europea (Ue) le chiese cristiane del Vecchio Continente si sono mobilitate come non mai, chiamando i fedeli a recarsi alle urne.

Lo ha fatto la Comunione di chiese protestanti in Europa (Ccpe), presieduta dal pastore Gottfried Locher (che è anche presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera), lo hanno fatto altri organismi, sia ecumenici che cattolici, come la Conferenza delle chiese europee (Kek) con un documento dal titolo: “L’Europa è il nostro futuro”, e la Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comec). Anche a livello nazionale le chiese cristiane non solo hanno chiamato alla partecipazione al voto, ma hanno espresso preoccupazione per l’avanzata dei populismi e degli euroscettici.

Pastore Gottfried Locher, in occasione di questo voto, si può dire che le chiese si sono schierate più del solito?
Il compito della Comunione di chiese protestanti in Europa è quello di costruire unità – tra le chiese, ma anche tra i vari paesi e le diverse culture.
In occasione di questa tornata elettorale per l’Europarlamento si percepiva molto chiaramente una tensione, un’insicurezza sul futuro sviluppo dell’Unione europea. Di fronte a questa situazione assai tesa, abbiamo capito l’importanza dell’impegno a favore della pace e dell’unità.

Oggi, di fronte a questo nuovo scenario europeo, contraddistinto da una pluralità di realtà politiche, culturali, ma anche religiose, le chiese hanno un ruolo particolare da svolgere?
Il ruolo delle chiese non cambia. Il risultato di queste elezioni mette in evidenza le tensioni esistenti e la polarizzazione delle posizioni: aumentano gli estremi e diminuiscono le posizioni più moderate. A maggior ragione il compito delle chiese è quello di costruire ponti, creare legami, come per esempio tra l’Europa dell’Est e dell’Ovest. Sappiamo che il progetto europeo viene percepito diversamente nell’Europa orientale, rispetto all’Europa occidentale, e qui le nostre chiese possono avere un ruolo importante, perché abbiamo stretti rapporti.

Perché queste elezioni erano importanti anche per la Svizzera, che non è membro dell’Unione europea?
Se aumentano le tensioni in Europa lo percepiamo anche qui in Svizzera. Ed è il motivo per cui dobbiamo essere attenti osservatori. Se ci sono insicurezze, questo riguarda anche il nostro paese.
La Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera si è sempre impegnata a favore dell’unità in Europa, naturalmente in primis tra le chiese – non siamo un’organizzazione politica, bensì ecclesiastica.Lo stesso succede nel quadro della Comunione di chiese protestanti in Europa, che presiedo, dove la nostra priorità è quella di costruire ponti. Il nostro impegno sarà quello di lavorare alla mitigazione della forte polarizzazione creatasi, e fare la nostra parte affinché non vada perduta l’unità. Basta rivolgere uno sguardo alla storia per rendersi conto con quale rapidità si possono creare tensioni in questo Continente, per non dire veri e propri conflitti, e questo va evitato ad ogni costo.

Tratto da Voce Evangelica