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Mozambico, ancora disastri naturali

Solo sei settimane dopo la tempesta Idai, causa della devastazione della città portuale di Beira e dei suoi dintorni, l’uragano Kenneth ha colpito la regione di Cabo Delgado, provocando altrettanti danni colossali. Una successione senza precedenti che mette in risalto la sfida climatica che affligge il paese, di fronte al quale l’Ipm (Igreja Presbiteriana de Moçambique, Chiesa presbteriana del Mozambico), una chiesa membro della Cevaa, la Comunità di chiese in missionedi cui è parte anche la Chiesa valdese,  è impegnata da molto tempo. La Cevaa è vicina con il pensiero e la preghiera alla gente del Mozambico, colpita in sei settimane da due cicloni di straordinaria intensità. La tempesta Idai del 14 marzo 2019, accompagnata da un tornado con raffiche di vento di 280 km orari seguita da pioggia insolitamente pesante, è stata descritta come la “peggiore crisi umanitaria nella storia recente del Mozambico” dalla Croce Rossa e dalla Mezzaluna rossa.

Oltre alle molte morti, forse più di mille, i danni sono stati colossali: la periferia di Beira è stata distrutta al 90%. La sera del 25 aprile, il ciclone tropicale Kenneth, a sua volta, ha raggiunto il Mozambico, tra la zona di Macomia e Mocimboa da Praia. Con raffiche fino a 220 km orarie, è stato anche uno dei cicloni più potenti che abbia mai colpito il continente africano. Se Kenneth ha fatto meno morti di Idai (gli ultimi rapporti parlano di alcune decine di vittime), è solo perché la provincia di Cabo Delgado è molto meno popolata di quella di Beira. Ma il danno è stato altrettanto impressionante, e le difficoltà di soccorso di squadre di aiuti umanitari per raggiungere le aree disastrate, tagliate fuori dal mondo dall’azione delle acque, sono state altrettanto grandi.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, citando fonti governative, il numero delle persone colpite dall’uragano Kenneth è salito a quasi 250.000, di cui 217.122 a Cabo Delgado e 32.862 a Nampula. Dall’uragano Kenneth, il 25 aprile, è stata fornita assistenza alimentare a più di 37.400 persone. L’accessibilità su strada rimane compromessa a causa della distruzione delle infrastrutture. Sono state intraprese azioni preventive contro il rischio di un’epidemia di colera. Tale successione di tempeste, inedite in Africa, è indicativa dei cambiamenti nel clima di questa regione del mondo; cambiamenti che l’Ipm è impegnata da molto tempo a denunciare. Questa chiesa che conta 55 pastori per 70 parrocchie (circa 200.000 membri), è particolarmente impegnata ad affermare la sua azione sociale in un paese segnato dalla povertà, e svolge un ruolo educativo e di formazione per le popolazioni che si trovano sempre più a fronteggiare problemi climatici.

Il Mozambico è infatti molto vulnerabile alle condizioni meteorologiche estreme: due persone su tre che vivono nelle zone costiere sono esposte a cicloni, tempeste e inondazioni. Sebbene le regioni meridionali e centrali siano soggette a siccità, le alluvioni si verificano frequentemente lungo i principali bacini fluviali e in aree urbane scarsamente drenate. Già nel gennaio 2018, una tempesta tropicale si abbattè la provincia di Nampula nel nord del paese, colpendo più di 80.000 abitanti e uccidendo 34 persone, secondo quanto riportato dal Disaster Management Institute (Ingc) del Mozambico.