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Un «piccolo tesoro» per tutti

Sabato 18 maggio a Taranto sarà aperta al pubblico la Biblioteca teologica protestante intitolata a Giovanni Miegge, situata nei locali della chiesa valdese in via Giuseppe Messina.

Nella giornata dell’inaugurazione, alle 18,30 una conferenza del decano della Facoltà valdese di Teologia, professor Fulvio Ferrario, tratteggerà la figura del teologo valdese (1900-1961), «un protestante in dialogo», che insegnò alla stessa facoltà Storia della Chiesa e Teologia pratica nel 1937 (dovendo abbandonare la cattedra dopo appena un anno per motivi di salute), tornandovi poi nel 1952 per la cattedra di Esegesi biblica. 

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Nato a Savona nel 1900, fu pastore a Massello (To), Aosta, Como. Importante fu il suo contributo nella pubblicistica protestante, come direttore della rivista “Gioventù cristiana” (dal 1931 fino alla sua sospensione per volere del regime fascista), poi de “L’Appello”, che intendeva proseguirne l’esperienza, del settimanale “La Luce”, e della rivista “Protestantesimo”. Fu l’ideatore nel 1935 e principale animatore delle “Giornate teologiche del Ciabas”, importante momento di confronto, per i giovani evangelici dell’epoca, su temi di attualità discussi in un’ottica cristiana. Nel dopoguerra i suoi scritti e il suo pensiero assunsero rilevanza internazionale, valendogli la laurea honoris causain diverse facoltà teologiche europee.

La diffusione nella cultura italiana del pensiero teologico protestante accomuna la storia del teologo e quella della biblioteca: Miegge contribuì in modo importante, per esempio, a far conoscere in Italia Karl Barth e Lutero, allo stesso modo la piccola biblioteca a lui dedicata vuole «fare e distribuire cultura, che riteniamo sia uno dei compiti principali delle nostre chiese, non solo istituzionale», come ha dichiarato a Radio Beckwith evangelica Bruno Gabrielli, pastore della chiesa tarantina (insieme a Grottaglie, Brindisi e diaspora salentina), proseguendo: «… specialmente in questi tempi, in cui la cultura e il sapere in generale regrediscono a favore di un diffondersi tragico delle fake news più incredibili e di uno spegnimento collettivo dei cervelli».

La storia del fondo librario comincia, si può dire, con la nascita della piccola comunità valdese nel 1894 e l’acquisto dei primi volumi, soprattutto teologici, come guida per l’approfondimento e lo studio della Bibbia nella comunità. Il fondo si è costituito nei decenni soprattutto con lasciti, ha spiegato ai microfoni di Rbe Gianfranco Ricciuti, presidente del consiglio di chiesa, tra cui quello del pastore valdese Giuseppe Castiglione, personaggio molto colto e dai numerosi interessi,e dell’ingegner Cesare Mola, simpatizzante della chiesa valdese (che ha donato 505 libri di vario argomento, storico, sociale e politico), ma anche di altri fratelli di chiesa che hanno lasciato alla chiesa le loro biblioteche. 

Negli anni anni ’70 era stata fatta una prima catalogazione, grazie al contributo del pastore Salvatore Ricciardi, di Vera Petrosillo Velluto e Rita Pernisco, e in un primo tempo la biblioteca era stata dedicata al predicatore locale Armando Russo, poi negli anni ’80 l’intitolazione a Giovanni Miegge.

Grazie a un importante contributo dei fondi dell’otto per mille della Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi) i libri sono stati ora ricatalogati, il catalogo digitalizzato e inserito nel sistema bibliotecario nazionale, con il lavoro dall’archivista Daniela Battista,in collaborazione con la biblioteca civica «Acclavio» di Taranto. 

La messa a norma dei locali ha consentito l’apertura al pubblico e la biblioteca potrà così offrire a tutta la cittadinanza il suo importante patrimonio: con 1270 volumi censiti, di cui 150 non presenti in nessun’altra biblioteca d’Italia (come certificato da chi ha effettuato la catalogazione), quella di Taranto è infatti la biblioteca evangelica aperta al pubblico più ricca della Puglia, come sottolinea ancora il pastore Gabrielli, che commenta: con questo progetto è stato possibile «dare senso a un deposito librario che non si era mai riusciti ad aprire davvero al pubblico, ed era un peccato: è un piccolo tesoro che avevamo tenuto nel cassetto e che ora potrà essere messo a disposizione del pubblico».