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Più sicurezza nelle scuole della Florida?

È di poche ore fa la notizia che il Governatore repubblicano della Florida, Ron De Santis, ha firmato la legge, già approvata alcuni giorni prima dal Senato e dalla Camera dei rappresentanti, che permette ai professori di portare armi in classe. 

Sono passate appena un paio di settimane dalla commemorazione dei vent’anni del massacro alla Columbine High School (ne avevamo scritto qui), in occasione della quale molti, nelle chiese e nella società civile, si dicevano convinti che qualcosa, nella mentalità, stesse cambiando, e che fosse superata la “cultura della violenza”.

Questa decisione della Florida sembra dire esattamente il contrario. Eppure, proprio dalla Florida era partita un anno fa la protesta di studenti e insegnanti dopo la sparatoria della Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland del 14 febbraio, i cui numeri avevano superato quelli della “storica” Columbine. Con un’imponente marcia a Washington, circa 500.000 persone avevano dato origine al movimento March for Our Lives per scuotere l’opinione pubblica e influenzare la politica in tutt’altra direzione.

Ma un altro effetto della sparatoria di Parkland era stata l’immediata approvazione in Florida di una legge, di cui quella di oggi rappresenta un ampliamento, che permetteva ad alcune categorie di docenti non impegnati nelle classi (per esempio gli allenatori sportivi) di portare armi. Nella norma appena approvata qualunque docente, dopo una formazione di 144 ore, una valutazione dell’equilibrio psichico e un test antidroga, e con l’approvazione del distretto scolastico, potrà tenere la pistola in classe. Sarebbe stato più opportuno, hanno fatto notare gli insegnanti, da subito mobilitati, potenziare la presenza di agenti di sicurezza nella scuola, piuttosto che armare persone non preparate. E soprattutto puntare sulle misure di sicurezza preventive, incluse in questa legge, come una sorveglianza più stretta dei casi di disagio mentale tra gli studenti, e la segnalazione degli incidenti legati alla sicurezza e alla disciplina.

Alcune delle contee principali della Florida, tra cui Miami-Dade, Broward, Pinellas e Hillsborough hanno già dichiarato che nelle loro scuole pubbliche nessun professore entrerà armato, ma nello Stato ci sono 3000 scuole private o indipendenti che potrebbero decidere diversamente.

Ancora una volta sembra che, più che pensare realmente alla sicurezza dei giovanissimi, i legislatori abbiano subito l’influenza delle lobby delle armi (in primis la Nra, National Rifle Association, che si definisce “la più antica organizzazione per i diritti civili d’America”. Nata nel 1871, “con più di 5 milioni di membri, siamo orgogliosi difensori della storia patriottica e protettori diligenti del Secondo Emendamento”).

Al di là delle intenzioni, la norma pone molte domande obiettivamente inquietanti: se è poco prudente che un giovane si impossessi di un’arma da fuoco, soprattutto se con disordini emotivi/comportamentali e problemi psicologici, che dire di un professore, sottoposto allo stress del proprio lavoro (che non è quello di poliziotto) e privo di una formazione specifica, che di sicuro non si ottiene in 144 ore? E ancora: come gestire l’aumento di probabilità che un’arma letale finisca nelle mani sbagliate o spari per errore? Ma soprattutto: siamo preparati a gestire un cambiamento profondo, a livello interiore, nel rapporto fra studenti e docenti, e le conseguenze psicologiche, innanzitutto nei bambini e nei ragazzi?

Foto: Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Gun_violence.jpg)