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Salone del Libro. Claudiana e Paideia dicono #iovadoatorino

«Abbiamo pensato a lungo su come porci rispetto alla questione, se fosse necessario fare qualcosa o no. Perché, diciamocelo chiaramente, tutta questa discussione rischia di essere una forma di pubblicità gratis per Altaforte e per il libro di Salvini». Manuel Kromer, direttore editoriale di Claudiana/Paideia, è intervenuto oggi sulle polemiche, dimissioni, diserzioni e mobilitazioni che stanno accompagnando la vigilia dell’apertura del Salone del Libro 2019 di Torino, dovute alla presenza, tra gli espositori, della casa editrice neofascista Altaforte.

«Stiamo parlando di una piccola realtà editoriale – ha proseguito Kromer – che ha già partecipato al Salone; se non ci fosse stata tutta questa visibilità sarebbe rimasto uno stand tra gli altri, oggetto solo di passaggio dei suoi militanti. Il Salone del Libro ha sempre avuto espositori sui cui libri si sarebbe potuto discutere a lungo. Con i miei collaboratori abbiamo anche riflettuto sul fatto che da un punto di vista legale questa casa editrice è a posto; non sono mai stati accusati di apologia del fascismo. Se ci saranno i termini la magistratura lo farà, ma questo non è il mio lavoro» ha detto il direttore editoriale.

Kromer e i suoi collaboratori invece, che al Salone del libro sono presenti da anni con un loro stand, hanno riflettuto su come reagire: «Abbiamo deciso di aderire alla campagna #iovadoatorino proposta dall’Adei – Associazione degli Editori Indipendenti che ha tre parole d’ordine: indipendenza, pluralismo e bibliodiversità; e dentro la bibliodiversità, secondo me, ci sta anche Altaforte, sempre se è nel perimetro costituzionale. E ci attiveremo in maniera diversa perché secondo noi il problema non è la presenza di Altaforte al Salone del Libro ma il clima generale in Italia. Se questa casa editrice avesse partecipato al Salone dieci anni fa la cosa sarebbe passata inosservata. Adesso è alla ribalta della cronaca perché c’è effettivamente un rigurgito fascista, e una libertà del fascismo e di forme fascistoidi di esprimersi che prima non c’era» ha proseguito Kromer.

«Presso il nostro stand – ha spiegato – ci sarà un roll up con una frase del teologo protestante, Martin Niemöller: “Quando i nazisti presero i comunisti, io non dissi nulla perché non ero comunista. Quando rinchiusero i socialdemocratici io non dissi nulla perché non ero socialdemocratico. Quando presero i sindacalisti, io non dissi nulla perché non ero sindacalista. Poi presero gli ebrei, e io non dissi nulla perché non ero ebreo. Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa”. Perché i comunisti, i socialdemocratici, i sindacalisti e gli ebrei oggi sono le donne, i gay, gli immigrati, …» ha aggiunto.

E ha concluso: «Ci è sembrata la soluzione migliore perché non fa pubblicità diretta a quella casa editrice, non fa polemica e fa riflettere; e io spero che le persone riflettano. Devo aggiungere anche che, come sempre, il vice presidente del Consiglio è un’arma di distrazione di massa che ogni giorno tira fuori un diversivo pur di non parlare delle questioni importanti».