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Diritti umani, bene comune

Il Festival dei Diritti Umani quest’anno si fa in quattro: dopo le consuete giornate a Triennale Milano (2 – 4 maggio), l’evento (per sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza dei diritti umani) si sposterà in altre tre città italiane, Bologna (7 maggio), Firenze (8 maggio) e Roma (11 maggio).

Il tema della quarta edizione (che quest’anno vede anche la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) tra i partner dell’iniziativa e due relatrici del mondo protestante intervenire l’11 maggio: Alessandra Trotta e Elena Ribet) è «Guerre e Pace».

«Guerre al plurale. In questo periodo – dice il direttore dell’iniziativa Danilo De Biasio –, quando un quinto del pianeta è in guerra, parlare di conflitti significa interessarsi delle enormi sofferenze di milioni di persone. Significa indagarne le cause e non chiudere gli occhi di fronte alle conseguenze: tensioni, squilibri, migrazioni. I conflitti, dunque, riguardano tutti noi. Sono un’ipoteca sul futuro dell’umanità: killer-robot, controllo sociale, devastazione del pianeta. Una sola pace. Perché non sia solo una parentesi tra la guerra di ieri e quella di domani, la pace ha bisogno di linguaggi non violenti, di pratiche benefiche, e soprattutto di diritti uguali per tutti. Nel primo talk previsto per oggi a Milano in Triennale alle 18,30 – ricorda De Biasio – si parlerà di Siria con la giornalista Lucia GoracciKhaled Khalifa. Siria come metafora delle guerre contemporanee, un conflitto manovrato da potenze esterne che s’insinua perfino nei legami familiari, una catena di violenze che produce conseguenze su scala mondiale».

In apertura dell’incontro di questo pomeriggio (nel vasto programma del Festival iniziato stamane) è previsto anche un reading con lo scrittore Giorgio Vasta.

«La nostra fede evangelica ci abitua a fare dei distinguo, ci chiama a discernere e a lasciarci trasformare da questo discernimento, per capire ciò che è giusto. Tuttavia ci sono alcuni punti fermi che non possono essere messi in discussione, mai, come i diritti fondamentali di ogni essere umano – rileva il pastore Luca Maria Negro, presidente della Fcei –. Diritti che non possono essere considerati interstizi opinabili tra una guerra e l’altra. Sono un bene comune dell’umanità, altresì inalienabili e da salvaguardare. Il versetto di Matteo 25,20 che recita “In quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me” ci guida da sempre. La Fcei, infatti, s’impegna nell’accoglienza di persone vulnerabili e lo fa anche attraverso l’esperienza pilota in Europa e condivisa con Sant’Egidio e la Tavola valdese dei “Corridoi umanitari”. Si oppone alle politiche italiane ed europee di chiusura delle frontiere, di respingimento e di riduzione delle garanzie di protezione internazionale dei richiedenti asilo, tanto più quando fonti istituzionali delle Nazioni Unite attestano sistematiche violazioni dei diritti umani nei paesi di partenza e di transito. Per questo motivo – prosegue Negro – riteniamo che ogni forma di sensibilizzazione, di analisi e di approfondimento, com’è il Festival dei diritti umani, sia importante e da sostenere e l’11 maggio saremo direttamente coinvolti con un importante appuntamento dal titolo “Le religioni possono curare le ferite delle guerre?”». 

Un confronto a più voci con Alessandra Trotta (già presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia – Opcemi e diacona delle chiese valdesi e metodiste), Alberto Quattrucci (della Comunità di Sant’Egidio), Abdellah Redouane (segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia) condotti dalle giornaliste Elena Ribet dell’Agenzia stampa Nev e Azzurra Meringolo del Giornale Radio Rai.

«L’imbarbarimento del discorso pubblico spinge ogni giorno a confrontarsi sulle risse della contesa politica e intorno a una retorica volgare ed estremista che rende molto difficile alzare lo sguardo sulle guerre e le loro conseguenze umane, fino a che queste conseguenze non ci cascano addosso – ha affermato Giancarlo Bosetti direttore di Reset e condirettore del Festival –. Cerchiamo di sottrarre a questa trappola soprattutto i giovani. I film, le immagini e le parole dei testimoni aiutano a vedere meglio, più lontano e a stimolare utili pratiche di solidarietà», ha concluso Bosetti.

Il Festival dei Diritti Umani è organizzato con il patrocinio di Unhcr – Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Città metropolitana di Milano, Comune di Milano, Regione Lazio, Comune di Bologna, Regione Toscana, Amnesty International Italia, Università degli Studi di Milano- Bicocca.

L’ingresso è libero e gratuito, fino a esaurimento posti.

     

Foto di Diego Ibarra Sánchez
Akkar, Nord del Libano. Luglio 2017
Ritratto di un bambino rifugiato siriano nella sua casa. Durante i 7 anni di guerra civile, la maggioranza dei bambini rifugiati siriani sono stati obbligati a lasciare la scuola. Più tempo i bambini passano fuori dalla scuola, più è difficile reinserirli. Senza educazione, i bambini siriani saranno una generazione perduta.