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Se la stampa è libera, ma libera veramente

La giornata internazionale per la libertà di stampa che si tiene ogni anno il 3 di maggio quest’anno ha un sapore particolare che l’Unesco (la Giornata internazionale per la libertà di stampa è stata indetta il 3 maggio del 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dietro raccomandazione della Conferenza Generale dell’Unesco) ha voluto mettere in chiaro: «Journalism for democracy». 

Il giornalismo per la democrazia è dunque lo slogan scelto per il 2019. Ma ancor più esplicito è il sottotitolo: «giornalismo e elezioni ai tempi della disinformazione». 

Parlare di libertà di stampa non è scontato, infatti, dal gennaio 2018 a fine ottobre dello stesso anno i dati riportati da Reporters sans frontieres erano davvero preoccupanti: 67 giornalisti e operatori uccisi nel mondo299 giornalisti detenuti nelle carceri. 

In Italia che ha conquistato punti nella classifica (su 180 paesi), passando dal 48 posto al 43simo in tema di libertà di stampa, nel novembre 2018 si contavano 19 giornalisti sotto scorta3360 minacciati176 misure di vigilanza disposte dalle forze di polizia, 126 atti intimidatori

Numerosi giornalisti, soprattutto nella Capitale e nel Sud del Paese «si dicono minacciati – ricorda Ossigeno per l’Informazione– e sotto pressione da parte di gruppi mafiosi che non esitano a penetrare nei loro appartamenti per rubare computer e documenti di lavoro confidenziali, quando non sono attaccati fisicamente».

Dalle analisi emerse e diffuse dal Centro di coordinamento delle attività di monitoraggio sugli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, si evince che in gran parte dei casi si tratta di intimidazioni «poste in essere per lo più con minacce pubblicate in rete o verbali, condotte violente o missive, danneggiamenti e telefonate anonime. Tali episodi – si legge ancora – presentano matrici e motivazioni di natura politica e sportiva riconducibili alla criminalità organizzata o ad ambienti di illegalità diffusa o di degrado sociale». 

Proprio per questi dati allarmanti sono state programmate quarantotto ore di mobilitazioni in tutta Italia per difendere la libertà di stampa, le giornaliste e i giornalisti, le i blogger, le operatrici e gli operatori dell’informazione. 

Il 2 maggio a Trento una lunga serie di interventi è stata programmata dal Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige per dire «un secco no»all’attacco alla libertà d’informazione, con gli intereventi di Obct Fazila Mat, Asmae Dachan, Rocco Cerone, Mauro Keller, Paolo Borrometi, Monica Andolfatto, Carlo Muscatello, Giuseppe Giulietti, Antonella Napoli e Donato Ungaro. 

Il 3 maggio (nella Giornata internazionale della libertà d’informazione) insieme a Articolo 21, Fnsi, Usigrai, la Rete NoBavaglio, e le realtà e le persone che vorranno aderire, a Roma è previsto un presidio dalle 10.30 a piazza Santi Apostoli (vicino alla sede di rappresentanza dell’Unione Europea)«per ricordare le e i giornalisti uccisi: Daphne Caruana GaliziaJan KuciakVictoria MarinovaLyra McKee e per chiedere la libertà di stampa in Turchia, in Siria, in Egitto. Per dire no alle minacce e alle aggressioni, anche verbali, contro le croniste e i cronisti. Per chiedere garanzie perché la libertà d’informazione sia resa possibile e per porre fine alle querele e alle liti temerarie. Per ricordare Massimo Bordin e chiedere che Radio Radicale possa essere messa nelle condizioni di continuare a garantire la trasparenza di quanto accade nei palazzi delle istituzioni», ricordano i promotori.

Alle 16 nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) è prevista una tavola rotonda per confrontarsi sul Manifesto di Assisi, il «Decalogo»delle buone pratiche, sottoscritto due anni fa ad Assisi per un linguaggio e una informazione improntata al rispetto, alla veridicità, alla responsabilità e al rispetto delle libertà.

«Tra le molte declinazioni della parola “libertà” certamente c’è anche quella religiosa – rileva il moderatore delle Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini (che in passato aveva presentato una mozione accolta e inserita nel manifesto, sul pluralismo religioso) –: la madre di tutte le libertà. Un baluardo da seguire per contrastare tutte le oppressioni. Anche se in Italia la libertà religiosa è costituzionalmente garantita, riteniamo che non sia pienamente compiuta. Come chiese metodiste e valdesi e come Federazione delle chiese evangeliche in Italia, siamo convinti che la libertà del prossimo sia l’unica garanzia per la libertà di tutti. In un tempo in cui si moltiplicano attacchi verbali e violenze, riteniamo che il Manifesto di Assisi sia assolutamente opportuno. Abbiamo visto in questi ultimi mesi quanto la “buona” o la “cattiva” informazione, siano in grado di orientare l’opinione pubblica. È necessario ricordarci, sempre, che quando scriviamo o commentiamo fatti, cose, avvenimenti, i nostri referenti sono delle persone, e che come tali meritano il dovuto rispetto anche quando si è chiamati a denunciarne atti illegali o immorali. Siamo chiamati a scrivere degli altri con la stessa cura che chiederemmo per noi stessi», afferma Bernardini.

Il 3 maggio dalle 16 in corso Vittorio Emanuele II 349 all’incontro dedicato al Manifesto di Assisi è prevista la partecipazione di padre Mauro Gambetti e di Padre Enzo Fortunato, custode e Portavoce del Sacro Convento di San Francesco di Assisi, quella di padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica, di Saleh Ramadan Elsayed, imam della Grande Moschea di Roma, di Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, di Gian Mario Gillio, responsabile comunicazione, relazioni esterne e rapporti istituzionali della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). L’incontro sarà moderato da Roberto Natale, coordinatore del Comitato scientifico di Articolo 21

Con loro, oltre ai rappresentanti della Fnsi e di Articolo21 già presenti al presidio delle 10,30 (Giuseppe Giulietti, Raffaele Lorusso, Vittorio Di Trapani, Paolo Borrometi, Elisa Marincola e Stefano Corradino, Antonella Napoli, Graziella Di Mambro, Carlo Picozza), interverranno Paola Spadari, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Marino Bisso, della Rete NoBavaglio, Riccardo Cristiano, dell’Associazione Amici di Padre Dall’Oglio.