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Perché Asia Bibi è ancora in Pakistan

Da diverse settimane resta il dubbio e il mistero sul luogo di residenza di Asia Bibi. Questa madre cattolica condannata a morte per blasfemia nel 2010 è stata assolta dalla Corte Suprema del Pakistan il 31 ottobre 2018. Una richiesta finale di riesame è stata respinta 29 Gennaio 2019. C’è chi afferma che la donna sia stata segretamente fatta uscire dal paese dopo la sentenza e abbia ricevuto asilo in Gran Bretagna o in Canada, mentre altri ritengono che si trovi ancora nel paese natale.

Il Primo ministro del Pakistan Imran Khan ha posto fine ai dubbi con un’intervista alla Bbbc il 10 aprile affermando che Asia Bibi si trova ancora in Pakistan «a causa di alcune complicazioni» che «non possono essere rese note sui media». Il premier ha comunque assicurato che la donna potrebbe lasciare il paese «nelle prossime settimane».

In contatto con i figli, già rifugiati da tempo in Canada dove frequentano le scuole scuola, Anne-Isabelle Tollet, giornalista di CNews che ha molto contribuito alla copertura mediatica del caso di Asia Bibi, con un libro pubblicato nel 2011 (“Blasfemia”, Oh Editions) conferma che la donna cristiana è ancora in Pakistan, nella città di Karachi, dove vive con il marito in una residenza sotto alta protezione. «Spero che, come ha detto il primo ministro, possa lasciare il paese nel prossimo futuro».

Da parte pakistana, i cristiani si interrogano. «Non riusciamo a capire il motivo per cui non ha lasciato il paese», esclama il domenicano James Shannan, pilastro del dialogo interreligioso in Pakistan e fondatore del Centro per la Pace, un palazzo dedicato al dialogo fra le diverse fedi, a Lahore. «Ci rattrista molto vedere che a questa donna, che ha trascorso nove anni in carcere per false accuse, non è ancora permesso di vivere la sua vita liberamente quando è stata finalmente assolta».

Al di là delle ragioni riservate proposte dal Primo ministro, diverse tracce possono aiutare ad illuminare il fatto che Asia Bibi si trovi in una residenza protetta dopo aver lasciato la prigione di Multan nel novembre del 2018. È infatti minacciata in Pakistan da estremisti islamici che hanno ripetuto molte volte che non esiterebbero a ucciderla. «Ora bisogna lasciarla andare, e poi è il paese che la ospiterà a doversi occupare della sua protezione, come è stato fatto per esempio con Salman Rushdie» prosegue il domenicano Shannan.

Le autorità temono quindi un attacco da parte di fondamentalisti estremisti all’annuncio della sua partenza dal Pakistan. «La mia sensazione è che il governo voglia chiudere definitivamente questo capitolo ma ha paura della reazione degli estremisti il ​​giorno in cui Asia lascerà il paese. Le autorità stanno aspettando il momento giusto, sperando di agire con discrezione» commenta Cecil S. Chaudhry, direttore esecutivo della Commissione nazionale Giustizia e Pace

In Pakistan, il tema della blasfemia in generale e del caso di Asia Bibi in particolare è altamente infiammabile. «La sua partenza sarebbe vista come una vittoria dell’Occidente, percepita come un male assoluto dai fondamentalisti», prosegue Anne-Isabelle Tollet. All’ annuncio della assoluzione della donna da parte della Corte Suprema del Pakistan il 31 ottobre 2018, migliaia di fondamentalisti islamici sono scesi in strada e hanno bloccato le principali città. «La decisione della Corte Suprema di rilasciarla è stata storica. E respingendo la richiesta di revisione del processo, i giudici hanno creato un precedente che i tribunali locali ora potranno utilizzare. Ma allo stesso tempo, questa liberazione ha creato manifestazioni di odio in tutto il paese e ha accresciuto la paura di queste stesse giurisdizioni. Si può vedere che gli altri processi in corso per blasfemia sono fermi. Le udienze sono costantemente rinviate», dice preoccupato Chaudhry. Sono 187 oggi i cristiani a processo o in attesa di giudizio con l’accusa di aver profanato il corano o diffamato Maometto. Come riporta il sito Agensirla allarmante situazione non riguarda solo i cristiani: «Dal 1987 alla fine del 2017, le persone accusate di blasfemia sono 1.534. Di queste 774 sono musulmane, 501 ahmadi (minoranza islamica), 219 cristiane, 29 indù e 11 di altre fedi.

Altre fonti, infine, come riporta il sito francese lavie.fr, ritengono che il governo avrebbe cercato in primo luogo di evitare la cattiva pubblicità intorno al caso di Asia Bibi da cui il timore a lasciarla andare all’estero, dove è probabile che sarà oggetto di ampia attenzione da parte dei media. «Ma non è escluso che questo sia semplicemente dilettantismo», conclude un osservatore del caso.