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70 anni di Celi – una mostra e nuove sfide

Domani si apre il Sinodo della Chiesa Evangelica Luterana in Italia. Si apre in un clima di grande instabilità politico economica, ma anche con l’eco delle ondate di odio provenienti dalle rivendicazioni integraliste che hanno portato alle stragi di Pasqua in Sri Lanka. Nuovi nazionalismi e rigidità su temi come la famiglia e le unioni omoaffettive scuotono il mondo civile e anche le chiese evangeliche sono chiamate ad affrontare queste sfide dall’interno.

Dice Georg Schedereit, presidente del Sinodo: «Pensiamo ad Orban in Ungheria o a Trump che hanno giurato sulla Bibbia. Noi luterani in Italia, da chiesa bilingue che ha delle radici nel mondo di lingua tedesca e nord europea, abbiamo soprattutto una vocazione di costruttori di ponti, cerchiamo di creare collegamenti di comprensione tra i mondi confessionali mediterranei e quelli nord europei. Lo facciamo nel nostro piccolo, siamo una modesta comunità in Italia ma a pieno titolo e che con tutte le responsabilità che comporta, cittadini italiani. Sentiamo questa vocazione anche a livello politico».

Settant’anni sono pochi rispetto alla storia e anche rispetto alle tradizioni secolari di alcune delle quindici comunità luterane sparse per l’Italia. «Però» continua Schedereit «sono settant’anni speciali per l’Europa, settant’anni di pace come non l’abbiamo mai vissuta in questo continente. In questo tempo è successo molto: sono nate la Germania dell’Ovest e quella dell’Est, oggi unite, è nato il Consiglio d’Europa che basandosi anche sulle tradizioni cristiane protestanti ha ancora come compito precipuo quello di attivarsi per i diritti umani di ciascuno di noi, per la dignità umana che sta nei primi articoli delle costituzioni sia italiana che tedesca. È nata settant’anni fa anche la Cina popolare; se ci ricordiamo negli stessi anni il Papa ha scomunicato i comunisti in Italia. È cambiato molto ma è cambiato molto in meglio in Europa».

Christiane Groeben, ex presidente del Sinodo della CELI, vice presidente FCEI e responsabile per la mostra nell’ambito dei 70 anni della CELI, continua: «Viviamo questa ricorrenza con molta gratitudine e gioia. Ci siamo chiesti se festeggiare questi anni, poi abbiamo pensato che ogni compleanno tondo vale la pena di essere celebrato, ancor più nella nostra chiesa dove molti, soprattutto i pastori, vanno e vengono e due anni fanno già una grande differenza. Quelli che quest’anno sono al Sinodo fra due anni saranno già da un’altra parte.

Questa volta abbiamo festeggiato anche con una piccola mostra, modesta ma che vuole tracciare i momenti importanti».

Si tratta di una mostra fotografica che raccoglie anche dei pannelli illutrativi, come il primo che rappresenta una cronologia di alcuni momenti importanti come il primo Sinodo nel 1949 a Firenze dove le comunità di lingua tedesca in Italia si sono date uno statuto e un regolamento, fondando la CELI, o come il 1993, quando si sono firmate le intese con lo Stato, o il 1999 quando è arrivato il primo 8X1000 che ha cambiato la vita della chiesa. La mostra vuole mettere in risalto anche le persone coinvolte: un altro pannello fa vedere tutti i decani, vice decani, i presidenti del Sinodo e i sinodali; tutti coloro che in qualche modo sono stati responsabili di fare della CELI quella che è oggi.

Rispetto alle principali sfide che il Sinodo dovrà affrontare Christiane Groeben continua: «Penso che sia cruciale la responsabilità verso la nostra terra e il futuro che lasceremo ai nostri figli, questa è una sfida importante. Se non ci sentissimo responsabili noi come chiesa sarebbe un fatto triste. Triste anche il fatto che le nostre comunità hanno sempre meno membri, anche se questo non vuol dire che ci siano meno credenti, spero, almeno in Italia. Ma la necessità di riunirsi, di pregare il Signore insieme, vivere la comunità, questo diminuisce troppo e spero che anche il Sinodo cercherà di trovare una risposta o ipotizzare un modo per affrontare la situazione e lavorarci coralmente, per essere forti insieme e rimanere una voce sentita».