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Pasqua, il progetto di vita di Dio per il mondo

In un incontro comunitario di quartiere ho chiesto a dei bambini che cosa festeggiamo a Pasqua. Hanno risposto: “le uova”, “la caccia al tesoro”, “la colomba”. Al che un adulto è intervenuto dicendo “la risurrezione di Gesù”. Che pensare? Una sola risposta giusta su quattro? Oppure tutte le risposte sono giuste?

Le uova da scartare e da aprire contengono non solo la sorpresa, ma anche tutto lo stupore e l’attesa dei bimbi nello scoprire che cosa contenga quel dolce regalo. La Pasqua è innanzitutto la festa dello stupore e della sorpresa nello scoprire che Gesù non è più nella tomba, ma ci viene incontro come il vivente. Ciò che sembrava una fine tragica, si è rivelato essere un inizio carico di promesse. Se mi guardo intorno ho la sensazione che lo stupore non faccia più parte del nostro orizzonte, mentre siamo spesso convinti di avviarci verso una fine tragica per questa umanità. Ci manca lo sguardo dei bambini, capace di riconoscere ciò che è brutto, ma anche di stupirsi per le novità belle. L’attesa per un futuro diverso che è già cominciato nella sorpresa di Pasqua è ciò che può farci reagire al torpore e al pessimismo, ridandoci fiducia e determinazione.

La caccia al tesoro, di origine anglosassone, consiste nel cercare in giardino o per casa le uova colorate e i coniglietti di cioccolato. Dietro questo gioco c’è l’idea che Pasqua porti con sé la vita, e in abbondanza. Questa vita che noi cerchiamo, scopriamo che ci è donata grazie a Gesù; non dobbiamo meritarcela o costruircela, ma la troviamo a disposizione e in abbondanza come offerta da parte di Dio. Un po’ come la manna del deserto caduta dall’alto, così Gesù è il pane che viene dal cielo per saziarci e darci vita eterna. La Pasqua è dunque anche un atto di fiducia, come quello dei bambini che cercano sapendo che troveranno qualcosa di buono e abbondante che gli è stato offerto. Spesso però la ricerca della vita o di un suo senso, rischia di essere una caccia al tesoro dove il tesoro è Mammona, cioè il benessere, il consumismo, lo spreco, e dove la caccia diventa una ricerca affannosa quanto infruttuosa, con l’attesa di un premio per qualche nostro merito che non arriva mai. I bambini ci insegnano, al contrario, che la vita è un dono che abbiamo ricevuto per puro amore e che con Pasqua questo dono viene rinnovato in abbondanza.

La colomba venuta in mente ai bambini era forse quella del tipico dolce pasquale o ricordava loro anche qualcosa della Bibbia? L’uso che se ne fa in cucina in tempo di Pasqua non prescinde dal suo significato biblico. Oltre al noto episodio, raccontato nel libro della Genesi, del diluvio e dell’arca di Noé, in cui la colomba era segno della pace ritrovata tra Dio e la sua creazione, essa compare anche nei racconti del battesimo di Gesù come presenza in lui dello Spirito di Dio. L’accostamento di questo simbolo con la Pasqua mi fa pensare alla promessa che Gesù ha fatto ai suoi discepoli di donargli lo Spirito Santo quale intenzione di dimorare con loro fino alla fine dei tempi. La Pasqua è pertanto l’annuncio che lo Spirito di Dio vola come una colomba in mezzo a questa creazione portando con sé il messaggio di riconciliazione e di vita per l’umanità. Essa festeggia l’inizio di un tempo nuovo, in cui l’azione di Dio si rende efficace e presente in mezzo a noi. Si tratta dunque di gustare, proprio come si fa con il dolce pasquale, la presenza e l’efficacia dell’azione di Dio attraverso la Parola che è testimoniata nelle Scritture, leccandosi poi le dita come fanno i bambini. Pasqua non è guardare al domani come un lancio nel vuoto con il rischio di precipitare, ma al contrario è procedere verso il futuro sapendo di essere sorretti dalla presenza di Dio.

A questo punto, la risposta dell’adulto alla domanda “che cosa festeggiamo a Pasqua?” esprimeva con una parola sola, spesso poco comprensibile, tutte queste cose. A Pasqua noi festeggiamo la risurrezione di Gesù il Cristo, cioè la sorpresa gioiosa che la vita ha prevalso sulla morte ed è stata offerta in abbondanza a tutti e tutte. In un tempo in cui la morte sembra avere rialzato la voce, inghiottendo migliaia di vite innocenti a causa dell’odio e dell’ingiustizia, e urlando la legge del più forte, Pasqua si ripresenta a noi con tutta la carica di speranza e di vita di cui abbiamo bisogno, e ci permette di guardare al domani con fiducia. Annunciare ancora oggi l’evangelo della Pasqua vuol dire allora recuperare la prospettiva dei bambini fatta di sorpresa, fiducia e coraggio. «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.» (Matteo 18, 3).