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Il pinerolese diventa Oil Free Zone

Un primo passo su un percorso lungo e tortuoso: si può interpretare così la firma del protocollo d’intesa tra oltre venti comuni del Pinerolese per la costituzione di una Oil Free Zone, ovvero un territorio in cui è possibile sperimentare forme alternative a livello di tecnologie, di utilizzo del territorio e di erogazione dei servizi nella distribuzione dell’energia, finalizzato a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. La firma, avvenuta lo scorso 15 aprile, è soltanto un primo passo formale, ma evidenzia la volontà di un territorio di agire sul tema ambientale ed energetico in modo concreto.

Tra gli strumenti più interessanti di cui si potrà avvalere un’associazione di questo tipo c’è sicuramente la possibilità di creare una comunità energetica, grazie alla legge regionale approvata lo scorso agosto: si tratta un’associazione tra soggetti pubblici o privati istituita per far fronte ai propri bisogni energetici, che producono e si scambiano l’energia prodotta da fonti rinnovabili. Angelo Tartaglia, professore del Politecnico di Torino, che ha dato un contributo fondamentale nello studio della legge approvata l’estate scorsa, ha sottolineato i molteplici vantaggi di una sperimentazione del genere. «Innanzitutto – spiega – c’è una notevole riduzione dei costi, un elemento decisivo anche per il rilancio economico del territorio. Non meno importante il tema ambientale, nell’orizzonte di arrivare a una sempre maggiore indipendenza dai combustibili fossili».

Per il momento però la legge regionale non è sufficiente per far partire operativamente la comunità energetica, perché manca una normativa a livello nazionale che regoli lo scambio tra singoli soggetti, cosa che al momento non è possibile. «A oggi – chiarisce Tartaglia – è possibile associarsi per produrre energia e venderla sul mercato, oppure acquistarla in società per ottenere prezzi convenienti, ma non è possibile scambiarsi l’energia tra diversi soggetti se si è privi di una qualifica di distributore». Si tratta di un passaggio di non poca importanza, anche se l’Unione Europea ha già approvato una direttiva che invita gli Stati membri a legiferare per favorire la formazione di queste realtà.

Nel caso della Oil Free Zone del Pinerolese c’è però un dettaglio che permetterebbe di aggirare l’ostacolo in attesa che la questione sia affrontata dal governo: tra i soci infatti ci sono Acea Pinerolese Energia e la cooperativa È Nostra, entrambe qualificate come distributori. I soci potrebbero così produrre l’energia, venderla ai propri soci abilitati che a loro volta potrebbero ridistribuirla agli altri soci, aggirando così il vincolo legislativo.

Nel frattempo è già stato imbastito un piano energetico dell’area, grazie al lavoro di un gruppo del Politecnico di Torino che ha raccolto una serie di informazioni soprattutto sulle aziende e presto passerà ai comuni soci per individuare i consumi e la produzione energetica e valutare le diverse opzioni per ottimizzare l’utilizzo di energia.