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Un mondo di prossimi

A world of neighbours, un mondo di prossimi” – questo il titolo di un programma ideato dalla Chiesa di Svezia. Tutto inizia con un viaggio di due persone incaricate dall’arcivescova luterana in 9 paesi europei alla ricerca di “practitioners” (gente che pratica) dell’accoglienza.

A giugno del 2018 arrivano a Milano, incontrando l’operatrice legale della Diaconia Valdese Ilaria Sommaruga e rappresentanti della Chiesa Metodista, assistendo al culto e all’assemblea di chiesa di fine anno, pranzando insieme alla comunità.

I due, Anna Hjaelm, una giovane donna svedese, e Dirk Ficca, libero professionista statunitense con anni di lavoro al parlamento delle religioni di Chicago alle spalle, rimangono colpiti dall’impegno della Diaconia e dal progetto del“Essere chiesa insieme” della chiesa metodista di Milano.

Ecco perché, qualche mese dopo la loro visita, arriva una email nella quale specificano che vorrebbero averci come partner nel loro programma che dovrebbe concludersi a febbraio del 2021 con un’assemblea a livello europeo. Un’assemblea alla quale verranno senz’altro invitati i capi di chiesa e i politici responsabili per questioni di migrazione, ma non a parlare, bensì ad ascoltare. Chi dovranno ascoltare? I “practitioners”, le persone coinvolte nell’accoglienza in prima linea che per il 2021 avranno il compito di sviluppare una strategia da presentare.

Ecco perché a partire dal marzo del 2019 vengono organizzati dei gruppi di lavoro dedicati a diversi temi dell’accoglienza.

Al primo ho avuto il piacere di partecipare come rappresentante della Chiesa Metodista di Milano. Il titolo di lavoro era: “Comunità accoglienti”. Abbiamo passato una settimana intera in un piccolo paese nelle vicinanze di Glasgow. Eravamo una pastora dall’Italia, un pastore greco riformato di una giovane comunità nel quartiere anarchico di Atene, Exarchia  che nel 2015 ha iniziato una proficua collaborazione con gli anarchici a favore dei  profughi, un pastore finlandese-svedese che ha voluto rivoluzionare tutto il lavoro pastorale nella comunità luterana svedese di Haparanda, una cittadina al confine tra la Svezia e la Finlandia, dopo l’arrivo di tanti profughi nel 2015, una pastora anglicana da Gatwick che nella sua comunità, in una specie di castello, sta ospitando delle famiglie siriane e  infine un gruppo di svedesi che ci ha aiutati a elaborare un protocollo dell’accoglienza dall’arrivo fino alla realizzazione di una buona convivenza.

Perché eravamo vicino a Glasgow? Perché la Scozia ha un buon modello di accoglienza. Abbiamo, perciò,  incontrato rappresentanti dello Scotch Refugee Council (del consiglio scozzese dei rifugiati) e di altre associazioni ancora.

Al secondo gruppo di lavoro, sulle politiche e norme riguardanti i migranti e rifugiati, che si è tenuto a Berlino, sempre a marzo, ha partecipato, come rappresentante della CSD, Francesco Sciotto. Seguiranno ancora altri 5 incontri di lavoro e poi, all’inizio del 2020, a Malmo, Svezia, un incontro di tutte le persone coinvolte nel programma per sviluppare insieme la strategia da presentare nel 2021.

Siamo, quindi, con le nostre esperienze e competenze, diventati parte di un movimento che vuole partire dalla base per aiutare l’Europa a non perdere l’anima nelle questioni e difficoltà legate alla migrazione, ma a  coglierle come stimolanti e arricchenti e necessari per essere non solo una chiesa, ma anche un continente sempre riformando e quindi, vivo.