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Un forno per Buonanotte

Appena sceso dall’auto nella piccola «piazza» di Buonanotte un profumo di pane appena sfornato mi dice di essere arrivato nel posto giusto. La giornata non è delle più belle ma la nebbia che va e viene da un tocco particolare a questo angolo della val d’Angrogna, ricco di storia, valdese e non solo. 

Per arrivare in questa piccola borgata a quasi mille metri si può salire dal capoluogo San Lorenzo oppure percorrere il fondovalle da Torre Pellice verso Pra del Torno e poi svoltare verso il Serre, dove le due strade si incontrano. Si passa vicino al tempio, al museo della Donna (poco lontano c’è Chanforan, la scuoletta degli Odin-Bertot e la Guieiza d’la Tana) si attraversa la borgata e in pochi minuti si arriva a Buonanotte toccando altre piccole ma ben curate borgate.

Qui Sabrina Secci ha aperto un piccolo forno. «Ho da sempre avuto la passione per il pane – ci spiega – e anni fa avevo seguito un corso per imparare a panificare; poi ho iniziato a lavorare al panificio “il Chicco” di Torre Pellice dove ho imparato altre cose e alcuni anni fa, quasi per scherzo il mio compagno Franco Aglì mi ha costruito un piccolo forno qui a Buonanotte. Pizze, pane e focacce che sono state subito molto apprezzate da vicini di casa e amici». Da qui la voglia di lanciarsi in una piccola attività commerciale vera e propria. «Ho sistemato alcuni locali – ci racconta Franco Aglì che è artigiano edile – e ho costruito il forno, sfruttando vecchi mattoni fatti a mano, recuperati a Luserna San Giovanni. Naturalmente in forno è a legna e utilizziamo eslusivamente ontano, tiglio e salicone per la cottura, che a nostro parere sono i legni migliori per il pane». Una scelta coraggiosa quella di lanciarsi in un’attività in un piccolo borgo che negli anni ha però ripreso una notevole vitalità. «All’inizio degli anni ’80 qui eravamo rimasti in pochi, pochissimi: ci si poteva contare sulle dita di una mano. Oggi siamo venti residenti e molti villeggianti che vengono d’estate o per brevi periodi. D’estate abbiamo creato una piccola festa, nata per la “roida”, la pulizia della strada, che poi è seguita da un pranzo a cui partecipano oltre 70 persone: un segno di vitalità, non solo di Buonanotte ma dell’intera zona». 

Lou Fournet, così si chiama il nuovo forno di Angrogna, rimarrà aperto il martedì e il venerdì. Con il periodo estivo l’idea è quella di aumentare i giorni di apertura. «Piccoli passi. Questa è la parola d’ordine – ci spiega Secci – dal primo marzo l’attività è ufficialmente aperta (dopo due anni di trafile burocratiche) e avevamo previsto per domenica 14 aprile l’inaugurazione vera e propria che però faremo slittare a giugno, visto le condizioni meteo non propriamente favorevoli. Oltre a quattro tipologie di pane (il classico bianco, il semi-integrale, l’integrale e quello con farina di farro e pasta madre di farro) sforno anche alcuni biscotti (paste di meliga) delle crostate, della pizza e della focaccia di patate. Le patate le coltiviamo noi, la farina invece dopo un tentativo di coltivazione del grano, utilizzo la stessa del “Chicco”». La funzione e l’importanza di un forno in montagna si manifesta in altri aspetti come la collaborazione con altre realtà e l’obiettivo di avvicinare persone a questo angolo ricco di storia e con paesaggi naturali di valore. «Con il rifugio Sap collaboriamo fornendo il pane, con il rifugio Jumarre siamo in contatto e ci piacerebbe organizzare alcune passeggiate alla scoperta della valle Angrogna». 

Nell’anno nazionale del turismo lento la val d’Angrogna e in particolare Buonanotte, si fanno trovare pronte con questa coraggiosa sfida di Sabrina: un segnale forte che dimostra che in montagna ci sono ancora molti spazi per re-inventarsi e per tornare a viverla in un modo sostenibile. E l’ulteriore rilancio di un territorio può proprio passare attraverso la riattivazione di un forno, un tempo luogo fondamentale di ogni borgata.