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Quanto consumiamo?

«Non c’è più tempo». Poche parole ma che esprimono un concetto chiaro. «Non possiamo più aspettare, non è più il momento di rimandare decisioni, dobbiamo agire per cercare quantomeno di limitare i danni».

A dirlo è Andrea Crocetta, ricercatore al Politecnico di Torino ed esperto in campo energetico e ambientale. «Gli obiettivi che ci siamo posti a livello europeo prevedono che entro il 2050 la totalità dell’energia dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili, con un passo intermedio fissato per il 2030 con il 50% di energia prodotto da fonti sostenibili; se non riusciremo a raggiungere questi traguardi il cambiamento climatico ci porterà a situazioni catastrofiche». Per arrivare a questi risultati bisogna fin da subito investire in diverse direzioni, cambiando alcune nostre abitudini. «Fino a oggi sono stati gli “scienziati” a dirci che andando avanti di questo passo avremmo creato un disastro, ma purtroppo spesso i soli numeri non riescono a dare un giusto segnale: per questo dobbiamo essere guidati in questa consapevolezza sotto il punto di vista umanistico. Questo problema deve diventare nostro a livello culturale, bisogna che tutti ne parlino e tutti agiscano».

Tre sono gli ambiti su cui si possono trovare soluzioni alternative.

Elettricità. «In val Pellice si consumano circa 100 gigawattora all’anno (i conteggi sono sempre comprensivi di usi domestici e industriali). Le centraline idroelettriche ne producono ormai quasi la metà e un 5% è prodotto dai pannelli solari installati. Inoltre c’è la presenza delle centrali a biomasse di Luserna San Giovanni e altre minori che producono non più del 10%. Se in passato si fossero scelte altre strade, come a esempio un grande bacino artificiale al posto di molte piccole centraline idroelettriche, oggi avremmo una percentuale dell’energia elettrica prodotta da rinnovabili superiore al 100%. Inoltre c’è la possibilità di grande espansione dell’installazione di pannelli solari fotovoltaici».

Termico. «200 sono i gigawattora utilizzati per il riscaldamento. Circa una quarantina sono quelli prodotti da energie rinnovabili. In questo ambito ci sono grandi spazi di miglioramento della percentuale con accorgimenti legati alla coibentazione delle abitazioni: serramenti nuovi, cappotto esterno della casa, solo per citare due possibilità che sono anche incentivate economicamente dallo Stato oltreché produrre un notevole risparmio sulla bolletta (oltre il 20%) e quindi meno emissioni».

Mobilità. «In questo ambito esistono i problemi maggiori e difficilmente entro il 2050 riusciremo a raggiungere gli obbiettivi posti. Avevamo fin dagli anni ’50 un’eccellenza in Italia nell’ambito della produzione di motori a gas per auto con possibilità di sviluppo incredibili, ma le scelte politiche sono andate verso altre direzioni, fra cui il diesel. Qui il mercato delle auto elettriche è molto indietro e i numeri sono insignificanti, così come quello del metano. L’unica via d’uscita è spostarsi “riempiendo” le auto, non viaggiando da soli e utilizzando mezzi ecologici».

In conclusione la prima mossa è quella legata alla consapevolezza dei consumi. «Dobbiamo consumare meno. Soltanto riducendo i consumi riusciremo a coprire quelli rimanenti utilizzando fonti energetiche rinnovabili: siamo troppo “energivori”». In seconda battuta bisogna lavorare sull’informazione. «Serve una comunicazione fatta bene, che spieghi il problema e i rischi che corriamo, senza allarmare ma illustrando chiaramente i vari scenari a cui stiamo andando incontro». Infine servono azioni politiche di ampio respiro.

«Noi cittadini possiamo e dobbiamo fare una parte importante ma molto si gioca sulle scelte politiche. La politica deve indicare la strada da seguire».