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Parola chiave, inclusione

Chi si occupa di bambini come monitrice, educatore, animatore, si trova non di rado in difficoltà, se privo di formazione specifica, di fronte a bambini con disabilità o disturbi di vario tipo – classificati in modo sempre più stringente. Forse anche troppo, facendoci perdere di vista che il soggetto è il bambino nel suo complesso, non la sua “atipicità”.

Infatti, come sottolinea la dott.ssa Anna Peiretti, scrittrice, curatrice di laboratori di lettura, che segue da anni percorsi formativi sulla didattica ermeneutica esistenziale, raggiunta al telefono, «bisogna andare al di là della necessità che si avverte oggi negli ambienti educativi, in primis la scuola, di mettere etichette (certificazioni), di poter chiudere la complessità nascosta in ogni bambino dentro una categoria, spesso con un riferimento clinico».  E continua: «Crediamo che si debba uscire da questa logica, in un certo senso assurda, di ricerca di concetti di normalità. Quando si fa inclusione si parla di ogni persona, ogni bimbo come essere irripetibile; mi viene da dire, in termini molto schietti, che (seppure utili) le certificazioni non ci aiutano a comprendere il mistero che è un bambino, una persona».

La dott.sa èresponsabile del progetto «Libri per tutti» di Paideia, fondazione torinese che da oltre vent’anni aiuta bambini e famiglie in varie situazioni di difficoltà, legate soprattutto alla disabilità.

Per il secondo anno consecutivo, la Fondazione ha accolto l’invito delle chiese valdesi del secondo e terzo circuito (valli Germanasca e Chisone) di organizzare due incontri di formazione sul tema dell’«inclusione dei bambini tipici e atipici», incentrata appunto su questa idea-chiave: inclusione.

«L’idea nasce da un bisogno concreto che abbiamo avuto, come monitori della scuola domenicale di Pinerolo, con bambini che presentavano difficoltà: essendo volontari abbiamo sentito l’esigenza di avere un minimo di formazione», ha spiegato ai microfoni di Radio Beckwith evangelica Andrea Tron. Presidente dell’associazione «Amici di Paideia», ha pensato di coinvolgere la Fondazione, che sostiene le famiglie con bambini disabili «regalando loro la capacità di tornare a vivere momenti di vacanza», dice, dando loro maggiore serenità nella loro vita quotidiana. «Tra l’altro questo è in linea con quanto richiesto dall’ultimo Sinodo, che ha sottolineato l’importanza della formazione per i monitori e non solo. Talvolta si tratta di imparare un nuovo approccio, in altri casi invece occorre attivare progetti specifici con educatori che vengono ad aiutarci con competenze professionali. Ma come chiesa la prima cosa per noi è non escludere…».

Lo conferma la dott.ssa Peiretti, formatrice in entrambi i cicli di incontri: «Affronteremo la grande sfida dell’inclusione, che riguarda tutti coloro che hanno a che fare con l’educazione, in primis genitori, ma anche insegnanti, catechisti, educatori. Questo perché l’inclusione raggiunge il cuore della relazione educativa. Affronteremo questo percorso andando a toccare gli strati più profondi, che bambini ed educatori devono di necessità scoprire nella loro relazione». 

Oggetto dei due incontri, previsti per maggio, saranno le emozioni: come riconoscerle, valutarne l’intensità, descriverle, esprimerle (con linguaggi diversi, verbale, grafico-pittorico, motorio), controllarle: «Tratteremo la materia delle emozioni che porta alla condivisione più profonda con i bambini. Se non c’è questa parte emotiva il nostro discorso rischia di essere soltanto concettuale, mentre soltanto quando si è coinvolti pienamente nella relazione educativa questa è significativa per entrambi, educatori e bambini».

Dopo una prima parte frontale in cui ci sarà la condivisione di alcune riflessioni maturate nella Fondazione, è previsto un laboratorio in cui, spiega Peiretti, «lavoreremo sulla possibilità di usare le storie come magazzini straordinari di memorie ed emozioni, da sempre privilegiate per attraversare i territori delle emozioni. La stessa parola è una creatura vivente, quando parliamo non veicoliamo soltanto linguaggio verbale, ma emozioni. Nel secondo incontro cercheremo proprio di comprendere che la comunicazione ha bisogno di una parola vivente, che coinvolge tutte le dimensioni della persona, andando a indagare come in contesti più ampi, che definiremo cooperativi, le emozioni riescono a innescare processi virtuosi, di crescita, condivisione e inclusione».

Gli incontri si terranno sabato 4 e 18 maggio dalle 9 alle 12, al teatro valdese di Pomaretto. Le iscrizioni vanno effettuate (entro il 7 aprile) scrivendo una mail a andrea.tron@amicidipaideia.org.

Foto via Pixabay