volontariato

Il volontariato come pratica di comunità

I progetti di volontariato coinvolgono in primis i giovani, in un processo di crescita e sviluppo con grandi potenzialità purtroppo scarsamente valorizzate, anche dai giovani stessi. Anche da loro ma non solo. Un volontario è una persona che entra in un gruppo con regole, dinamiche ed equilibri. Nella frenesia di un ambito lavorativo non di rado l’arrivo dei volontari è vissuto come una fatica. L’inserimento di un elemento nuovo e diverso, soprattutto se si parla di volontari internazionali rischia di scombinare gli equilibri routinari di un contesto. Un volontario è una persona, che porta con sé una complessità tutta da gestire. Purtroppo. 

Ma soprattutto per fortuna. Un progetto di volontariato ci mette di fronte a persone diverse, e ci chiede ogni anno di rielaborare le nostre capacità di accogliere. Nell’epoca dell’accoglienza, quella con la A maiuscola fatta in emergenza, quella faticosa e dolorosa, dalla quale dipende la vita delle persone, perché non sappiamo valorizzare quella con la a minuscola, che con costanza ci aiuta a crescere come comunità interculturali? In un mondo ideale è questa l’unica accoglienza di cui ci dovremmo occupare. 

I volontari sono persone da accogliere e integrare nelle nostre strutture e anche nelle nostre comunità. Questi processi sono a volte più semplici, a volte invece più difficili. Sono più semplici quando siamo di fronte a soggetti che arrivano da contesti simili ai nostri, che hanno delle competenze ma anche entusiasmo, serenità e voglia di impegnarsi. Sono più difficili non solo quando siamo di fronte a giovani che arrivano da percorsi difficili, ma anche quando siamo di fronte a giovani che sono nel pieno delle proprie capacità, con aspettative precise, che avanzano pretese e richieste, e si sentono in diritto (e lo hanno) di affermare la propria identità, con tutto quello che comporta. 

Il volontariato è una grande opportunità per educarsi all’accoglienza, in direzione di contesti, luoghi di lavoro e comunità interculturali. Il volontariato potrebbe esercitare nei gruppi la capacità di saper cogliere la specificità di chi arriva per integrarlo in maniera virtuosa nel proprio contesto e per avviare processi di innovazione e sviluppo del gruppo stesso. Sia che il volontario porti con sé competenze da poter mettere al servizio della struttura, sia che il volontario sia portatore di criticità, o svelatore di criticità latenti nel gruppo, e quindi occasione per imparare a gestire la crisi, la difficoltà, il conflitto.  

Il volontariato potrebbe tanto, ma molto dipende da noi che accogliamo. Se può essere vero in qualche misura che è chi arriva che si deve adattare, è sicuramente vero che in una relazione entrambe le parti coinvolte devono fare un passo nella direzione dell’altro. E un gruppo di lavoro o una comunità ha certo più risorse per compiere questo cammino, rispetto a un giovane, che arriva in un ambiente nuovo, si trova fuori dalla propria zona di comfort, non capisce la lingua, magari è alla prima esperienza fuori casa, ed è totalmente immerso in situazioni alle quali si deve adattare. 

Dobbiamo vedere nei giovani volontari non solo un impegno e una fatica, ma una grande opportunità di crescere nel contesto tutelante di un progetto, per evitare di ritrovarci un giorno nello sgomento di scoprire cosa non siamo stati capaci di costruire attorno a noi. Ognuno può fare la sua parte e il volontariato è una pratica costante di educazione e sviluppo della comunità che va nella direzione giusta.

Sono aperte le candidature della Diaconia valdese per partecipare a progetti di volontariato all’estero, dai 9 ai 12 mesi, per giovani fra i 18 e i 30 anni. in Repubblica Ceca, Francia, Spagna, Germania, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Argentina, Uruguay, India. E’ possibile inviare le candidature entro il 15 Aprile 2019. Il colloquio individuale  si svolgerà nel mese di Maggio 2019.  Per info più dettagliate sui progetti scrivere a volontariato@diaconiavaldese.org.