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Donne vendute come “spose” in Cina

Le autorità di Cina e Birmania non riescono a fermare il brutale traffico, legato alla schiavitù sessuale, di giovani donne spesso adolescenti e a maggioranza cristiane provenienti dal Kachin – lo Stato più settentrionale della Birmania dilaniato da decenni di conflitto civile. È quanto emerge dall’ultimo rapporto diHuman Rights Watch (Hrw), organizzazione non governativa internazionale con sede a New York, dal titolo «“Dacci una bambina e ti lasceremo andare”: traffico di spose Kachin dalla Birmania alla Cina.

Il rapporto di 112 pagine, pubblicato il 21 marzo, documenta la vendita da parte dei trafficanti di donne e ragazze del Kachin e degli Stati settentrionali Shan nel mercato della schiavitù sessuale in Cina. Nel suo rapporto, Hrw ha intervistato 37 sopravvissute alla tratta. Le giovani donne hanno affermato che persone fidate, inclusi i familiari, promettevano loro lavori in Cina, ma invece le vendevano a famiglie cinesi per l’equivalente di 3mila dollari Usa (4,59 milioni di kyat) ciascuna. Dodici delle intervistate avevano meno di 18 anni quando sono cadute vittime della tratta. La più giovane aveva 14 anni. 

Spesso le donne sono state drogate e tenute prigioniere, lasciate in balia di famiglie con le quali riuscivano a malapena a comunicare. Heather Barr, autrice del rapporto, ha affermato che «la maggior parte di loro è tenuta ostaggio in una stanza e violentata più volte, poiché le famiglie che le hanno acquistate volevano che rimanessero incinte». Quelle che riescono a fuggire, spesso sono obbligate a lasciare i figli generati con i loro aguzzini.

La politica del figlio unico adottata in Cina, dove vi sono 34 milioni di maschi in più rispetto alle femmine, sarebbe la motivazione che alimenta la tratta di giovani spose dai Paesi vicini, dove povertà e discriminazioni sociali rendono le donne più vulnerabili. Birmania, Cambogia e Laos sono tra le nazioni più colpite dal fenomeno.

In Birmania,i conflitti etnici, la confisca delle terre, i trasferimenti forzati e le violazioni dei diritti umani hanno determinato una migrazione di massa verso la Cina. Secondo un recente studio, pubblicato nel dicembre 2018 dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health in collaborazione con la Kachin Women’s Association Thailand, negli ultimi cinque anni circa 106mila donne migranti sono tornate in Birmania. Circa 5mila rimpatriate hanno subito matrimoni forzati con uomini cinesi e 2.800 sono state costrette a partorire un figlio. 

«I governi di Birmania e Cina, così come l’Organizzazione per l’indipendenza del Kachin, dovrebbero fare molto di più per prevenire la tratta, recuperare e assistere le vittime e perseguire i trafficanti», ha detto ancora HeatherBarr. «Le organizzazioni internazionali dovrebbero sostenere i gruppi locali che stanno facendo il duro lavoro che i governi non vogliono fare per salvare donne e ragazze trafficate e aiutarle a riscattarsi».