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Il viaggio di Berardo e Madaski

Era il 1995 e ascoltando «Gibous, bagase e bandì», l’album che lancia defintivamente il gruppo  Lou Dalfin sulle scene musicali, si rimaneva colpiti dall’ultima traccia, la 12. Se già Lou Dalfinaveva segnato un punto di rottura con la tradizione, rinnovandola, l’ultimo brano era qualcosa di particolare. Lou Dubè infatti intriso di musica elettronica, quella del produttore di «Gibous, bagase e bandì», il pinerolese Francesco Caudullo, conosciuto da tutti come Madaski.

Oggi, a distanza di quasi 25 anni, ci ritroviamo a parlare di Madaski e Berardo, con l’uscita di «Benvenguts a Bòrd» secondo lavoro del Gran Bal Dub – Berardo+Madaski.

«Possiamo dire che tutto parte da quella traccia nel 1995: dopo non ho più prodotto album per Lou Dalfinma a distanza di 20 anni ci siamo ritrovati, ci siamo osservati e abbiamo deciso di tornare a creare qualcosa assieme». La passione in ciò che si fa è l’ingrediente principale che lega Berardo e Madaski. «Il nostro incontro è avvenuto quasi per caso, allo stadio a vedere una partita del Toro: a vent’anni da “Gibous, bagase e bandì” sono tornato a produrre un album dei Lou Dalfin (Musica Endemica) e a ruota è nato il progetto di Gran Bal Dub». 

Progetto che dopo un primo Ep di rivisitazione di pezzi tradizionali di Berardo (Gran Bal Dub, 2017, sei tracce) esce con «Benvenguts a Bòrd», tutti pezzi scritti per l’occasione. «La nostra musica mette al centro il fattore aggregativo, la danza, il ballo. La musica occitana affonda le radici nella tradizione dei trovatori che andavano “contro” la musica sacra, facendo già nel medioevo ballare le persone. Questa musica incontra quella elettronica che nasce circa trent’anni fa e vive il suo periodo di esplosione negli anni ’90: insieme si fondono per creare questo progetto». Una scelta che certo non raccoglierà l’apprezzamento del grande pubblico, come sono state nel tempo le scelte musicali di Berardo con Lou Dalfine di Madaski con Africa Unite. «Certo abbiamo scelto delle strade musicali difficili, ma è ciò che vogliamo, ciò che ci diverte, ci accomuna, ciò in cui crediamo. Abbiamo scelto, a esempio con gli Africa Unite, di cantare in italiano: questo perchè è la lingua che conosciamo meglio, che ci permette di trasmettere dei concetti a cui teniano particolarmente, allo stesso tempo Berardo canta nella sua lingua, quella occitana». Un altro aspetto che emerge prepotentemente dal Gran Bal Dubè la connessione con il territorio. «Ho vissuto fra val Pellice e Pinerolo, ho forti legami con la val Chisone: è inevitabile che sia legato al territorio in cui vivo; questo album è stato “fatto” fra Vernante, Caraglio e Pinerolo ed è anche figlio di un altro tipo in interconnessione: quella nata negli anni ’90 sulla scena musicale torinese che ha generato numerosissimi gruppi che si sono ritagliati uno spazio importante nel panorama italiano lavorando fianco a fianco: una cosa mai vista in Italia prima di allora». E quindi in un certo modo Gran Bal Dub affonda proprio le sue radici in quel periodo e in queste valli. 

Per ascoltarli dal vivo la presentazione avverrà, ovviamente, a Torino al Blah Blah il 29 marzo. L’album  è scaribabile gratuitamente dal sito www.granbaldub.com. Disponibile anche il Cd.