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Donne tra impegno e talento

A Firenze viene proposta una collaborazione gli Uffizi e Advancing Women Artists, fondazione statunitense con sede a Firenze, che si dedica alla ricerca, al restauro, all’esposizione di opere d’arte di donne archiviate nei musei e nei depositi museali della Toscana. La sua missione è indirizzata al restauro, alla documentazione, al recupero di queste biografie per poi arrivare a delle esibizioni.

La direttrice dell’organizzazione, Linda Falcone, racconta: «In questo caso non si tratta di una mostra con alle spalle dei restauri ma è stata data la possibilità di “restaurare” le storie di queste artiste che sono poco conosciute. Parte del lavoro è andare negli archivi, recuperare la documentazione fotografica o produrla, perché spesso le opere di donne non sono state fotografate. Noi cerchiamo fondi per le artiste invisibile».

La mostra Lessico femminile. Donne tra impegno e talento 1861 – 1926 esposta a Palazzo Pitti fino al 26 maggio, ha l’obiettivo di mostrare quella che è la creatività femminile in ogni ambito, non solo attraverso l’arte figurativa, ma attraverso il lavoro di tutte quelle che hanno espresso il loro talento in forma originale. Una delle date che fa da parentesi all’esposizione è la vincita del premio Nobel da parte di Grazie Deledda nel 1926 per Canne al vento. Una data interessante, che si inserisce in un momento in cui la scrittura, soprattutto da parte delle donne italiane diventa molto forte.

Ma non ci sono cambiamenti solo in ambito letterario: le donne evolvono creativamente ed entrano a far parte del mondo mainstream e nel mondo professionale, anche attraverso la formazione di organizzazioni sindacali per avere protezioni come cittadine nel mondo lavorativo. Continua Linda Falcone: «Già a partire dalla fine dell’800 si può vedere che da una parte gli artisti uomini stanno cercando di uscire dall’Accademia per entrare nel mondo reale, rurale, iniziare a dipingere anche le classi basse. Le donne invece stanno cercando di entrare nelle Accademie: riuscire a studiare il nudo e formalizzare in qualche maniera la loro partecipazione al mondo artistico al di fuori della sfera domestica».

Le protagoniste sono autrici come Grazia Deledda e Sibilla Aleramo, illustratrici, artiste italiane e straniere, varie protagoniste che vengono rappresentate all’interno dei quadri ma anche attraverso la fotografia. C’è anche l’aspetto della moda e su quanto abbia contribuito a portare libertà al genere femminile. E poi ci sono le donne dentro ai quadri: per esempio, uno di piccole dimensioni raffigura due turiste all’interno delle Gallerie dell’Accademia che per lo spettatore di oggi non rappresenta nulla di strano. Per l’epoca si trattava di un’immagine all’avanguardia perché rappresentava due donne che viaggiano da sole ed entrano nella sfera pubblica da turiste indipendenti.

«Già i macchiaioli dalla metà dell’800 – continua Falcone – stavano cercando di capire il ruolo della nuova donna. Capire come rappresentarla, perché non si trattava più della donna nel salone letterario. Era diventato interessante per gli artisti rappresentare donne delle classi basse, in campagna, al lavoro». Una fondazione statunitense riscopre queste storie a ripercorre anche quelle delle donne straniere che per varie ragioni hanno deciso di spostarsi in Italia. Ricorda ancora Linda Falcone: «Esiste da sempre un amore per la Toscana e per Firenze ma quello che si nota tantissimo in questa mostra è come, nel periodo tra fine ‘800 e inizio ‘900, le donne straniere trovassero in Italia una libertà che non avevano nei loro paesi d’origine. Le inglesi e le americane non avevano tutta la libertà creativa che potevano ottenere come straniere in un altro paese e hanno realmente contribuito alla creazione del paese stesso. Basti pensare a Elizabeth Barrett Browning e a quanto abbia sostenuto e documentato il Risorgimento, o Louisa Grace Bartolini, irlandese di nascita , pittrice, autrice e traduttrice che ha avuto un ruolo importante nel sostenere lo spirito politico dell’epoca e l’unificazione d’Italia».