geneve_2005_001_ork

In vigore la legge sulla laicità nel cantone ginevrino

Il Consiglio di Stato di Ginevra – scrive Joël Burri sull’agenzia Réformés del 14 marzo – ha promulgato il 6 marzo scorso la legge sulla laicità che molto ha fatto discutere nelle settimane e nei mesi scorsi.

Pubblicata il giorno 7, la legge è entrata in vigore l’indomani, ma si trova di fronte a nuovi passaggi istituzionali. Infatti pendono sul testo approvato, che era già stato oggetto di un referendum, due ricorsi, presentati rispettivamente dai Verdi e dal Réseau évangélique alla Corte Costituzionale. Finché i ricorsi stessi non saranno stati trattati dalla Corte (entro il 22 marzo prossimo essa dovrebbe chiarire se, nell’attesa dell’esame di merito, possa essere sospesa la validità attuativa della legge). Ma per ora essa è in vigore. Poi la Corte dovrà stabilire se essa sia conforme alla Costituzione e al diritto superiore. In particolare gli oppositori contestano l’articolo 3, quello relativo al divieto di indossare simboli religiosi per chi sia stato eletto in una carica pubblica.

Martedì 12 marzo la consigliera comunale Sabine Tigemounine non ha potuto sedere al suo posto nel Consiglio municipale di Meyrin (comune di poco più di 22.000 abitanti facente parte del Canton Ginevra), come riportano la Tribune de GenèveRts. Ha dovuto accontentarsi di seguire il dibattito stando in mezzo al pubblico, in quanto, nell’osservanza della legge in vigore, il presidente del Consiglio municipale «non aveva altra scelta che di chiederle di togliersi il velo», ha sostenuto il portavoce cantonale, facendo riferimento al fatto che alcune leggi possono vedere sospesa la loro validità in attesa che venga promulgato un regolamento attuativo, ma l’articolo 3 di questa in particolare «non potrebbe essere più chiaro e non richiede alcun regolamento». Come usava ripetere Norberto Bobbio in molte questioni d’attualità, in claris non fit interpretatio.