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Monginevro, stasera marcia di solidarietà nei confronti dei migranti e dei loro soccorritori

Erano dieci, domenica 10 marzo. Sei davanti e un piccolo gruppo di quattro dietro. Come altri migranti prima di loro, hanno preso il bus in Italia fino a Clavière, l’ultima città prima del confine, dove sono scesi. Poi, al calar della notte, si sono incamminati silenziosamente verso la montagna, affondando con tutte le gambe nella neve. Obiettivo: salire più in alto possibile verso il passo del Monginevro, per cercare di aggirare il valico di frontiera e i suoi dintorni,  laddove la polizia pattuglia ogni sera.

Ci sono 17 chilometri tra Clavière e il rifugio di solidarietà di Briançon, messo a disposizione dal municipio.  7 o 8 ore di cammino per alcuni, tutta la notte per gli altri. La mattina del 7 febbraio, un togolese di 28 anni è stato trovato morto per strada. Nel 2018, tre migranti sono morti in queste montagne e due risultano scomparsi.

Il 10 marzo, i dieci sono riusciti a raggiungere il rifugio di notte. «Ce n’era uno che aveva delle scarpe da ginnastica, non poteva più muoversi. I suoi amici lo hanno aiutato, ma quando l’ho trovato, i suoi piedi erano così freddi che mi sono chiesto se avrei dovuto portarlo in ospedale», dice Pierre-Yves Doré, uno dei cinque solidali che quella sera andarono incontro ai migranti.

Da tre anni, ora che le Alpi sono diventate una rotta migratoria, «quasi 8.000 esuli sono passati dal nostro centro», spiega Michel Rousseau, uno dei coordinatori dell’associazione Tous migrants. La maggior parte arriva dall’Africa occidentale. «Al rifugio sono tra un terzo e la metà coloro che mostrano complicazioni legate al passaggio del confine, come ipotermia o congelamento» aggiunge Ariane Junca, responsabile del progetto al confine transalpino per Médecins du monde.

Nella regione la solidarietà si è strutturata, organizzata. Quasi 200 volontari francesi si alternano per andare incontro a chi intraprende il cammino, per dare loro abiti consoni e guanti. Altri si prendono cura del rifugio di Briançon, preparano i pasti, raccolgono vestiti caldi o li ospitano a casa. Dei 700 membri dell’associazione Tous migrants, «più di due terzi sono di Briançon», afferma Michel Rousseau.

In questa comunità di cittadini solidali, la condanna dei “7 di Briançon”, nel dicembre 2018, ha scioccato molte persone. Alcuni mesi prima, questi attivisti avevano partecipato a una marcia tra Clavière e Briançon, in risposta all’operazione di “sorveglianza” del confine da parte del gruppo di destra Generazione Identitaria. Venti migranti si sono mescolati con i manifestanti, forzando il blocco della polizia francese per valicare simbolicamente il confine.

In questo contesto l’associazione Tous Migrants, insieme a cinque organizzazioni (Amnesty International, la Cimade, organizzazione di soccorso di matrice protestante, Médecins du monde, Medici Senza Frontiere, e il Secours Catholique) hanno organizzato una marcia di solidarietà oggi venerdì 15 marzo per sostenere «le persone impegnate in azioni di soccorso e assistenza agli esiliati che attraversano il confine in condizioni particolarmente pericolose», si legge nella nota.

«La situazione sta peggiorando perché il confine è sempre più monitorato, continua Michel Rousseau. La polizia pattuglia ogni notte e costringe i migranti a tornare in Italia senza nemmeno poter rivendicare il loro diritto di chiedere asilo. Di conseguenza, gli esuli assumono sempre più rischi per proseguire. Aiutandoli, non ci sentiamo affatto disobbedienti, al contrario: ci poniamo in conformità con i valori della nostra Repubblica».

L’appuntamento è alle ore 18 di oggi a Monginevro per una marcia di solidarietà fra le montagne. Per i partecipanti necessario un abbigliamento consono alla stagione e magari una lampada frontale.