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La fede, una sfida ambientale

«A margine dell’Assemblea ambientale delle Nazioni Unite di Nairobi – ricorda il giornalista freelance Fredrick Nzwili sul sito del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) –, alti funzionari delle Nazioni Unite, leader religiosi ed esperti ambientali, hanno sottolineato l’importante ruolo che le comunità di fede rappresentano nella difficile battaglia di contrasto al cambiamento climatico: “un fenomeno che minaccia l’annientamento dell’intera umanità” è stato detto».

L’assise ambientale mondiale si è aperta l’11 marzo scorso con il pensiero rivolto alla tragedia aerea in Etiopia del giorno precedente che ha causato la morte di 157 persone, incluso il pastore luterano Norman Tendis, il consulente del Cec che si stava recando a Nairobi proprio per partecipare ad un evento intitolato «La fede per il dialogo sulla Terra» e proporre nuove sfide ambientali, consumo e produzione sostenibile, che i leader di diverse tradizioni religiose mondiali hanno stabilito per contrastare i pericolosi cambiamenti climatici in corso. 

«Sono lieto che l’Onu stia dando la giusta attenzione alle comunità di fede», ha detto l’economista e ambientalista danese Inger Anderson, nominato direttore esecutivo del Programma ambientale delle Nazioni Unite, «spiegando – ricorda Nzwili – che quando le diverse fedi si uniscono, una voce più forte grida l’allarme per salvaguardare dell’ambiente, il pianeta e promuovere la sostenibilità, l’amore e la giustizia».

Il Cec, insieme al il suo partner africano, la Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa, ha promosso una sessione intitolata «Chiese e comunità ecologiche: modelli per vivere con giustizia e sostenibilità», panel dove il pastore luterano Tendis avrebbe presentato la sua tabella di marcia per le congregazioni, le comunità e le chiese per invitarle a raggiungere un’economia di vita legata alla giustizia ecologica.

«Tendis ha sempre difeso la giustizia economica ed ecologica. È sempre stata una voce autorevole per l’Onu. Ripeteva senza mai stancarsi che dovremmo praticare ciò che predichiamo, nelle nostre chiese e nel mondo. Ecco perché la road map per la giustizia ecologica è stata sempre la sua passione», ha detto Athena Peralta, dirigente del programma Cec per la giustizia economica ed ecologica.

Il pastore Arnold Temple, presidente della Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa, per parte sua, ha avvertito che «il mondo è oggi ecologicamente in bancarotta. L’aumento di siccità, le frane e le alluvioni stanno provocando la morte di migliaia di persone» e che «dobbiamo agire ora». 

Rachel Mash, la coordinatrice ambientale della rete Anglicana verde della Chiesa anglicana dell’Africa australe, ha detto: «Il potere spirituale delle chiese e di altre fedi nel mondo può essere un potenziale importante per combattere il cambiamento climatico perché queste sono in contatto con le culture locali e le loro leadership. Hanno infrastrutture. Hanno volontari e una forte sensibilità etica».

Nel mentre lanciata ieri a Ginevra presso la sede del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) la pubblicazione curata da Norman Tendis, recentemente scomparso nell’incidente dell’Ethiopian Airlines. Qui si può leggere l’articolo sul sito nev.it