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Uscire dal torpore spirituale

Quando Giacobbe si svegliò dal sonno, disse: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo!»
Genesi 28, 16

Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza!
II Corinzi 6, 2

I miti greci parlano di Hypnos e Thanatos, rispettivamente divinità del sonno e della morte. Tra loro c’è un rapporto di fratellanza, dove Hypnos è il fratello minore. 

Lo stretto legame tra sonno e morte torna in molte espressioni metaforiche, anche nel Vangelo, dove Gesù dice che la figlia di Iairo o l’amico Lazzaro non sono morti, ma dormono (Mc 5, 39 e Gv 11. 11-12). Lo stesso apostolo Paolo indica come “addormentati” i credenti trapassati (cfr. 1 Ts 4, 14s).

Le parole di Giacobbe, che esce dall’inconsapevolezza indotta dal sonno, ci invitano ad uscire dal torpore quello spirituale, che ci omologa a persone morte, per riprendere il cammino, un cammino nuovo realizzato nella consapevolezza che il Signore è una realtà, una evidenza che spesso ci sfugge o non riconosciamo perché condizionati da idee distorte che abbiamo sul suo conto. 

Talvolta, magari, per effetto di immagini proposte dalle Scritture, immaginiamo un Dio ora guerriero, ora giudice, ora vendicativo, ora spietato con i suoi nemici; immaginiamo un Dio la cui gloria è fatta spaventosamente di fulmini e saette; un Dio che incede su carri di fuoco. Questa è l’immagine di un Dio orrendo di cui avere paura.

Di contro, il Dio rivelatoci da Gesù è un Padre misericordioso mosso dall’amore; un Dio da riconoscere in un bambino indifeso e nudo, un Dio da riconoscere in un uomo fiaccato e nudo che muore alla croce. 

Quella al Calvario per il Maestro fu morte vera, ma Gesù risvegliandosi dal sonno della morte, ha aperto un nuovo cammino, una via segnata dalla fiducia in un Padre Amorevole. 

Svegliamoci dunque dall’oblio di un sonno ingannevole nel quale risiede l’immagine distorta di un Dio “umano” e viviamo nella verità il nostro presente nel segno del Signore della vita.

Ecco perché Gesù disse di sé: Io sono la via, la verità e vita (Gv 14, 6).