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La premura di Dio verso di noi

Fa’ risplendere sul tuo servo la luce del tuo volto; salvami per la tua benevolenza
Salmo 31, 16

L’anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore, perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva
Luca 1, 46-48

Di un poeta che prova a volare alto, si dice che tenta la rima fiore amore. A naso, tuttavia, credo che questa sia una rima che nell’intero Salterio non compare mai (e non solo perché in ebraico le parole sono diverse). Nondimeno, un versetto come quello odierno ci mostra una profondità poetica e teologica che ha pochi eguali anche al di fuori della Bibbia.

Siamo davanti a un credente che, nonostante l’angoscia provocata dagli avversari e i dubbi causati dalla propria debolezza, sa confidare non in una divinità lontana e numinosa ma in un Tu che una volta lo ha interpellato e al quale può dunque appellarsi. La situazione oggettiva dell’orante può essere delle più difficili, ma la verità e l’autenticità di quel rapporto io-tu, che Dio stesso ha voluto e istituito, rimane; e l’accento non cade sui meriti e sulle sofferenze ingiuste dell’antico salmista, ma sulla bontà e sulla fedeltà del Signore.

Lungi dall’essere una cura palliativa, questo rapporto rappresenta un’esperienza delle più comuni, se solo sostituiamo i genitori umani al nostro Padre celeste. Un bambino, quando si sveglia da solo nel cuore della notte, in un luogo estraneo e animato da suoni minacciosi e da ombre spaventose, sa che gli basterebbe vedere il volto della madre per essere salvo! Un’illustrazione un po’ troppo semplice? Può darsi, ma siamo sicuri di non essere tutti bambini davanti al Signore? Siamo certi che la Scrittura non risponda a esigenze primarie e domande di senso che cambiano ben poco, nella loro essenza, nell’arco della vita di un essere umano? E se la dolcezza dell’amore è da sempre simboleggiata dalla bellezza di un fiore, perché l’insondabile profondità dell’affettuosa premura di Dio non potrebbe manifestarsi nell’abbraccio di un padre? Per un bambino che piange disperato, questo abbraccio non costituisce un’insopportabile banalità, ma per lui rappresenta il conforto della più grande delle benedizioni; e anche per te.