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Gal: dall’Europa ai territori per creare sviluppo

Come può l’Europa finanziare in modo costruttivo i territori rurali e montani, tradizionalmente ostici per quanto riguarda accesso ai servizi e attività produttive? Da questa domanda, da questa necessità di comprendere come l’Europa possa dialogare con territori dotati di una propria specificità, nascono i Gal, acronimo per Gruppi di azione locale, società che coinvolgono enti pubblici, aziende private, associazioni e altri enti privati portatori di interessi. Uno strumento nato all’indomani del Trattato di Maastricht, con il compito di occuparsi dello sviluppo di microterritori con determinate specificità e criticità.

Questo modello si è mostrato efficiente e ha portato allo sviluppo di un’ampia rete di queste realtà. Nel 2002 anche le valli delle Alpi Cozie hanno visto la nascita di un Gal, che ha preso il nome di Gal Escartons e Valli Valdesi, di cui fanno parte attualmente 56 comuni su un territorio che comprende le valli Pellice, Chisone e Germanasca, la valle di Susa e l’alta val Sangone.

Ma come opera, concretamente, il Gal? In che modo accede ai finanziamenti europei e come li distribuisce al territorio? La risposta a queste domande sta nel Piano di Sviluppo Locale (Psl). «È la nostra attività principale – spiega Susanna Gardiol, direttrice del Gal EVV–. Noi presentiamo un progetto e partecipiamo a un bando della Regione Piemonte, che gestisce i finanziamenti europei nell’ambito del Piano europeo di sviluppo rurale (Psr). Il Psl viene progettato con un approccio bottom-up, individuando le esigenze del territorio».

Dopodichè, i finanziamenti erogati dall’Unione Europea attraverso la Regione Piemonte vengono distribuiti sul territorio attraverso bandi che si rivolgono ad aziende, al settore pubblico e ad associazioni di varia natura e progettati a partire dal piano approvato. Il Psl attualmente in corso riguarda la programmazione europea per il periodo 2014-2020 e ha puntato su quattro aree tematiche in parte collegate tra loro: la prima è quella dello sviluppo del turismo sostenibile, che veda le comunità locali come forza trainante e che punti alla valorizzazione del patrimonio locale.

In parte legato al primo, il secondo elemento chiave del Psl è l’accesso ai servizi: i bandi erogati dal Gal sono quindi orientati a erogare servizi di interesse generale che possa venire incontro alle esigenze delle fasce più svantaggiate e al contempo rendere i territori più appetibili a fasce d’età più giovani. Il terzo ambito riguarda il sostegno alle filiere produttive, con il quale si intende sostenere forme di cooperazione tra i diversi settori delle attività produttive e tra il settore pubblico e quello privato in un’ottica di dialogo e scambio.

Infine, un tema trasversale come quello dell’innovazione, che però più che mai rappresenta un gap fortemente penalizzante per i territori montani. Il Piano è finanziato con 5,7 milioni di euro dal bando regionale per un investimento totale di 8 milioni. Le prospettive per il futuro sono legate a diversi aspetti che passeranno in parte anche dalle elezioni di maggio. Inoltre, gli stessi Gal sembrano essere messi in discussione in ambito europeo, dove c’è chi si interroga sulla reale utilità e sui rischi di un ente che opera su un territorio così limitato. «Sta a noi dimostrare l’ottimo lavoro che abbiamo svolto in questi anni – spiega Gardiol – mettendo in sinergia il territorio e creando sviluppo sotto molteplici aspetti. Le comunità locali ce lo riconoscono e sarebbe una sconfitta per i territori perdere uno strumento di crescita come il Gal».

Quel che pare certo è che comunque i finanziamenti per il 2021/2027 saranno inferiori, anche in conseguenza all’uscita del Regno Unito dall’Unione. L’Europa, qualsiasi direzione prenderà, non deve però dimenticare i territori montani e la chiave, secondo la presidente del Gal EVV Patrizia Giachero, sta in una politica che venga incontro alle piccole imprese, il vero e proprio tessuto produttivo di questi territori. «Noi che viviamo a contatto con queste realtà – spiega la presidente – ci rendiamo conto che le condizioni diventano spesso impossibili. Serve una politica in grado di dare delle risposte e aiuti chi cerca di portare idee e lavoro sui territori. Questo chiedono le comunità all’Europa».