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Da terreno ignominioso a simbolo di riscossa di una comunità

Si è tenuto lunedì 18 febbraio la presentazione delle Sepolture del cimitero evangelico di Torino, un incontro per raccontare questa sezione del cimitero Monumentale della città.

L’evento è avvenuto presso la Sala della Biblioteca civica Natalia Ginzburg nel quartiere San Salvario, una zona significativa per la storia valdese perché ha visto sorgere il primo tempio della città e poi la libreria Claudiana.

Quella del 18 febbraio è stata un’iniziativa legata alle celebrazioni del 17 febbraio, quindi al tema dei diritti e della libertà religiosa.

La storia comincia quando di libertà religiose era difficile parlare e racconta la faticosa lotta che i valdesi hanno dovuto intraprendere per la conquista dei diritti civili. Già prima del XVII secolo, in base agli editti emanati dai duchi e dai re di Savoia, per i valdesi il diritto di sepoltura è sempre stato difficoltoso. Se, dopo l’adesione alla Riforma, i cimiteri, benché cattolici, fossero aperti a tutti e i due i culti potessero convivere, dal 1618 avviene una stretta: viene impedito ai morti di fede valdese di essere inumati in suolo consacrato, imponendo loro di avere sito fuori dall’abitato, lontano dalle strade pubbliche e a spese proprie, senza la possibilità di cingerlo con muri o siepi e rischiando quindi l’incursione degli animali.

Nel corso del ‘700 cambia la sensibilità, soprattutto grazie al governo francese e napoleonico che proibiscono l’inumazione nelle chiese e nei cimiteri all’interno dell’abitato; si afferma quindi l’idea del cimitero isolato e comunale, idea a cui i valdesi non fanno obiezioni perché non fa ricadere su di loro tutti gli oneri economici. Anche dopo la Restaurazione rimane questa possibilità, ma i valdesi già all’inizio del 1800 cominciano a spostarsi in città.

Torino a quel tempo è la capitale di un regno importante che ospita ambasciate straniere; gran parte di esse, ovvero Gran Bretagna, Prussia, Paesi Bassi e Cantoni Svizzeri, sono protestanti, così come lo è il loro entourage. Nello stesso periodo vengono impiantate le prime industrie ferroviarie e tessili di imprenditori svizzeri, tedeschi, alsaziani, anch’essi di confessione riformata. In più la ripresa dei gran tourportava viaggiatori da tutta Europa. Poteva succedere, anche per loro, di ammalarsi e morire a Torino. Avere un luogo dove queste persone potessero essere seppellite diventava un’esigenza molto sentita.

La città e il Regno di Sardegna offrono allora un pezzo di terra al di fuori delle valli, un piccolo appezzamento che verrà definito ignominioso, perché esterno al cimitero comunale e destinato ai suicidi e ai bambini morti senza battesimo. Se un protestante moriva a Torino non c’era alternativa, ma per i più ricchi c’era la possibilità, pagando tantissimo, di essere trasportati e sepolti alle Valli. Opzione che i protestanti stranieri ricchi e qualche valdese sfruttarono.

Anche il pastore Amedeo Bert, persona molto attenta agli aspetti sociali e di assistenza, nel suo ruolo di cappellano delle ambasciate e pastore della comunità valdese semiclandestina di Torino prima del ‘48, si pone il problema del destino delle salme protestanti a Torino. Viene  però a sapere che ci sarebbe stato un secondo ampliamento del cimitero monumentale che già non bastava più, e nel 1843 inoltra una richiesta perché quel pezzetto di terra ignominiosa venga riconosciuto ufficialmente come il cimitero evangelico della città di Torino. Nel 1846 si ha così una prima apertura ai diritti per i valdesi morti. Per quelli vivi ci vorranno ancora un paio di anni. 

L’area è a fianco di quella israelitica ed è ideata per avere un’entrata indipendente, dalla parte opposta dell’ingresso ufficiale per non disturbare le funzioni e i cortei cattolici.

Lungo l’area rettangolare perimetrale erano destinati gli spazi dedicati alle famiglie, quattro campi erano per le inumazioni comuni. Questo ha fatto nascere inizialmente delle tombe molto semplici per poi arrivare agli inizi del ‘900 a delle tombe molto ricche ed elaborate che in parte rimangono o di cui si ha conoscenza attraverso diversi documenti e archivi.

Il progetto di valorizzazione di quest’area del Monumentale,partito per iniziativa dell’Ufficio Beni Culturali della Tavola Valdese e dell’Archivio, in rete col comune di Torino, è inserito in un percorso di valorizzazione del patrimonio culturale che comprende documenti, fotografie, libri, oggetti storico artistici conservati nei templi o nelle istituzioni, edifici, e di questo patrimonio fanno parte anche le tombe valdesi e le storie che nascondono.

In questa prospettiva la storica dell’arte e archivista Federica Tammarazio ha catalogato tutte le tombe storiche individuate nella sezione evangelica che sono state caricate, in occasione di questo lunedì 18 febbraio, sul portale www.patrimonioculturalevaldese.org