devotio

Oro, incenso e Hi-tech

Mentre i valdesi festeggiavano il 17 febbraio, a Bologna si apriva una mostra intitolata DEVOTIO (devozione) che è già giunta alla seconda edizione e di cui non sapevo assolutamente nulla, anche perché il sottotitolo (produzione e servizi per il mondo religioso) non è di quelli che suscitino particolare interesse per un valdese rozzo come me, allergico all’odore di incenso e alle candele.

Chi avrebbe mai potuto sospettare che, proprio nella rossa Bologna di un tempo, si concentrasse una Fiera che ha visto ben 176 espositori e una vera folla di operatori del settore, sacerdoti, religiosi e responsabili di parrocchie.

«Devotio– leggiamo sul sito – nasce con il principale obiettivo di costruire qualcosa di innovativo e concreto per l’intero comparto …per rispondere alle esigenze delle aziende produttrici, per creare le migliori condizioni per un incontro tra domanda e offerta e per valorizzare i rapporti umani che sono da sempre fulcro ed elemento imprescindibile per il successo di una attività.. una fiera nata per il business ma non solo… anche scambio di esperienze, nuove conoscenze, aggiornamento professionale per chi già opera nel settore e chi desidera farsi una competenza…»

Niente da dire sui miglioramenti tecnologici nell’ambiente chiesa(tempioper i protestanti). Forse la gente  andrebbe più volentieri a messa (anche al culto) sapendo che troverà un luogo accogliente, con un buon tepore d’inverno e soprattutto  dotato di un perfetto impianto acustico, con cuffie a disposizione all’entrata, facili da accendere ,  visto che   la maggioranza dei presenti,  composta da ultra sessantenni,  è per lo più sorda… Già un po’ più discutibile mi sembra la produzione di “confessionali climatizzati” secondo le stagioni e il benessere di chi si vuole confessare, che un computer realizza non appena la persona si inginocchia su gradini con imbottitura garantita e lunga durata…  Niente da dire sui sistemi computerizzati per far suonare le campane in tutti i modi. Vanno molto i crocifissi di tutte le dimensioni, dicono i venditori negli stand, le immaginette e i kit per le cerimonie da campo. Pare invece che sia un po’ in crisi il settore dei paramenti liturgici (come la casula o il piviale), i produttori e fornitori del Vaticano subiscono la concorrenza di polacchi e spagnoli, e inoltre i richiami alla sobrietà fatti ripetutamente da papa Francesco hanno avuto un po’ di conseguenze in un settore che puntava molto sui ricami a mano in oro e altri preziosi ornamenti. In compenso sono molto apprezzate le camicie per i preti giovani dai gusti più moderni, nei sei colori autorizzati (nero, grigio, antracite, blu, celeste e bianco…)

E poi ci sono le ditte specializzate nelle messe a distanza, che già funzionano molto bene in decine di parrocchie, grazie ai dispositivi per la trasmissione delle funzioni religiose in streaming. Basta una connessione wi-fi e un sito che riceva le immagini riprese dalla telecamera. Questo risponde ad una reale esigenza sociale perché si rivolge a persone che per motivi di salute o di età non possono recarsi in chiesa. Del resto, per questo obiettivo, funziona abbastanza bene anche la nostra Radio Beckwith evangelica.

Certo, di fronte a taluni aspetti di questo sviluppo tecnologico noi anziani siamo spiazzati. Il nostro era veramente un altro mondo, vietate le riprese televisive ai culti e durante il Sinodo, no ai giornalisti in Aula, conflitti con i fotografi al momento delle confermazioni. Il pastore (le pastore erano poche) deve saper parlare forte senza microfono, i banchi sono duri e scomodi ma soffrire un po’ non fa male (chissà perché? magari per non addormentarsi?) e comunque  al culto o al catechismo si  va, non si  ascolta da casa ) Proprio se non ce la fai  e ti svegli presto puoi sentire il culto radio (chi avrebbe mai detto che il culto evangelico alla  radio in Italia  è la trasmissione più seguita dopo Tutto il calcio minuto per minuto?). Poi a poco a poco tutto è cambiato, dai cuscini apparsi sui banchi al riscaldamento a pavimento, ai microfoni, ai computer, ai social…. E andremo avanti perché lo sviluppo tecnologico è inarrestabile e una posizione di riifuto o di condanna,è del tutto sterile. Lo sviluppo dei mezzi che la tecnologia offre può però essere governato, si presta a facili ironie. Il confessionale climatizzato non è una roba seria, andiamo…

Ma già a proposito di streaming o dei social, questi non sono semplicemente dei nuovi mezzi ma aprono prospettive di comunicazione, di riunione, di contatti personali impensabili. Ho appreso da un pastore che, a fronte della ben nota difficoltà di organizzare il catechismo convocando giovani con orari diversi, distanze impossibili, sparpagliamento, ha organizzato un catechismo su facebook, cosa che in certi casi porta ad un rapporto più approfondito e personale con la fede, l’Evangelo, la testimonianza.

L’altra grande riflessione che dovrebbe esser fatta mentre le trasformazioni avanzano è su che cosa è, che cosa diventa la chiesa locale alla luce delle impensabili possibilità di comunicazione. Per noi protestanti la chiesa non è un presidio religioso sul territorio, non esiste per fornire determinati servizi (in parte questo lo fa la diaconia) non è l’agenzia che deve rispondere ai bisogni di spiritualità come se fosse l’Asl dell’anima…non offre prodotti per il benessere religioso ma, ove possibile, agapi fraterne.

Proprio nella comunicazione il protestantesimo ha vissuto e vive trasformazioni colossali: dai barba medioevali a piedi per l’Europa, all’invenzione della stampa che accompagna la Riforma e diffonde la bibbia al popolo, all’evangelizzazione in Italia dopo il 1848, ai tonanti predicatori televisivi alla Billy Graham, ai giornali, alle riviste, alle conferenze e ai dibattiti E oggi alle newsletters e alla rete. Predicare l’Evangelo, annunciare Gesù Cristo, amare il prossimo e la giustizia. Questo deve fare la chiesa. Occorre imparare a farlo, anche con internet e tutto il resto…

Foto tratta dal sito Devotio.it