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Catania città aperta e solidale

«Catania città aperta e solidale» è questa la scritta riportata su un grande tendone installato in Piazza Stesicoro dal 18 febbraio e operativo fino a sabato 23. 

L’iniziativa è promossa da due reti cittadine, Rete Antirazzista Catanese e Rete RestiamoUmani-Incontriamoci, della quale fanno parte anche le chiese battista e valdese di Catania. 

«La prima finalità dell’iniziativa – ci racconta al telefono mentre si trova in piazza Stesicoro, Silvia Rapisarda, pastora delle chiese battista e valdese di Catania – è di promuovere una raccolta firme per chiedere l’abrogazione dell’ordinanza antibivacco, che il sindaco di Catania ha emanato e che prevede tra l’altro per chi dorme in strada o “bivacca” fino ad una multa di 300 euro. La richiesta di annullamento di questa ordinanza è stata fatta già l’estate scorsa ma non ha avuto risposta dall’amministrazione comunale. La raccolta firme vuole rendere attenta la cittadinanza sul fatto che il problema della povertà, della emarginazione sociale, della emergenza abitativa non può essere risolto criminalizzando la povertà, ma trovando soluzioni positive, fattive e concrete.

La seconda finalità del tendone solidale è di promuovere in questa settimana una serie di iniziative informative, legali, promosse da Organizzazioni non governative, da team di avvocati, da rappresentanti di realtà locali che sono attive nell’ambito dell’accoglienza e del sostegno alle persone immigrate. In questo momento Catania è particolarmente toccata dalla presenza della nave della Ong Sea Watch 3, bloccata nel porto da diverse settimane. Tutte le indagini per presunta collusione con gli scafisti e le indagini su traffico di esseri umani sono cadute; rimangono in piedi delle ispezioni di tipo tecnico e burocratico che non permettono ancora a questa nave di salpare, e che mostrano chiaramente un carattere politico di tale decisione, dal momento che la Sea Watch 3 ha passato l’ispezione approfondita, che ogni nave deve fare, già sei mesi fa». 

Rappresentanti delle reti cittadine hanno promosso già prima di questa settimana manifestazioni di solidarietà nei confronti dell’equipaggio della Sea Watch 3, chiedendo porti aperti e che la nave venga fatta salpare al più presto. «Al momento nel Mediterraneo – prosegue Rapisarda – c’è solo la nave di una Ong che salva vite umane, le altre sono tutte bloccate nei porti; per noi dunque è importante non solo promuovere un linguaggio e una conoscenza dei fenomeni migratori che contrasti la propaganda, le false notizie, e la contrapposizione tra poveri che viene utilizzata dalla politica nazionale e internazionale per parlare dei fenomeni migratori, ma denunciare il fatto che la società civile – attraverso le Ong – fa quello che gli Stati dovrebbero fare cioè affermare il diritto internazionale e salvare vite umane. In questo periodo assistiamo ad un ideologico disinteresse da parte degli Stati europei di quanto succede nel Mediterraneo, delegando alla Guardia costiera libica la gestione della ricerca e dei soccorsi, in modo da non incappare nella non ottemperanza del diritto e delle leggi internazionali, che affermano il diritto alla vita di qualsiasi essere umano prima ancora della tutela delle frontiere».img-20190220-wa0005.jpg

Tra i soggetti che promuovono la presenza del tendone in piazza vi sono la chiesa battista e valdese di Catania. «Siamo felici come chiese di vivere questa iniziativa insieme alle due Reti cittadine, una realtà catanese sana, umana che vuole un mondo giusto. Come persone credenti non possiamo non fare tutto quanto è in nostro potere, non soltanto per affermare la dignità di qualsiasi vita umana, per tendere la mano a chi è nel bisogno, ma anche per promuovere una cultura che contrasti il prima possibile questo declino della coscienza, del diritto e della giustizia a livello italiano e europeo. Stiamo vivendo in un’epoca nella quale la dignità e il diritto alla vita di centinaia di migliaia di persone sono calpestati. Gli Stati europei guardano e si girano dall’altra parte: noi non possiamo restare in silenzio di fronte alla tragedia che si sta consumando nel Mediterraneo, di fronte alla violazione dei diritti umani che avvengono ogni giorno in Libia. Come si fa in questo momento a non dire che a noi questo non sta bene, come cittadini ma ancor di più come credenti che parlano di un’umanità che è figlia di Dio, che si impegnano a seguire l’esempio di Gesù Cristo, il quale ha amato incondizionatamente ogni persona, ha abbattuto ogni muro di separazione e ha affermato la dignità di tutte le creature, prima di tutto quelle povere e vulnerabili. Le nostre chiese questo lo hanno sempre fatto a Catania, e lo continuano a fare. Oggi più che mai occorre mettersi in rete per dare risonanza alla nostra voce. A noi non interessa la visibilità delle chiese, a noi interessa la visibilità del messaggio, toccare la coscienza delle persone e ricostruire umanità perché chiaramente in questo tempo storico sia a livello politico che sociale siamo assistendo ad un declino della umanità, e della coscienza occidentale che sembra andare in putrefazione».

Più volte i membri di chiesa hanno avuto modo di incontrare l’equipaggio della Sea Watch in occasione di iniziative promosse insieme alle Reti nelle settimane precedenti all’installazione del tendone. «Abbiamo incontrato l’equipaggio durante i presidi al porto, qui al tendone in questi giorni, e domenica scorsa quando i membri dell’equipaggio hanno partecipato all’agape in chiesa e abbiamo avuto la possibilità di ascoltarli durante una tavola rotonda organizzata nel pomeriggio. Mentre domani, in uno scambio di ospitalità, saremo noi ad essere stati invitati a pranzare sulla Sea Watch. Ogni volta che parliamo con queste persone, traspare un livello di umanità, di gentilezza, di umiltà che è veramente toccante. Non solo queste persone ci fanno vergognare un po’ di meno di essere europei rispetto alle tragedie che stanno avvenendo in mare, ma lo fanno con una carica di umanità che è commuovente».

Il programma delle iniziative fino a sabato si può trovare a questo link.

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Foto di Silvia Rapisarda e Silvio Consoli