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Falò del 17 febbraio anche quest’anno a Nizza

Nizza nel 1848, al momento della promulgazione da parte del re Carlo Alberto delle Lettere Patenti che concedevano i diritti civili e politici a ebrei e valdesi nel regno di Sardegna, è italiana. Per le minoranze religiose del Regno di Sardegna è il momento dell’uscita dal ghetto, dai monti e dalle valli cui sono stati relegati. La città della Costa Azzurra è anch’essa coinvolta. Dai primi anni ‘50 dell’ ‘800 vi è, attiva, una comunità valdese. Nel 1854 si contano già circa 200 membri di chiesa, tanto che si rende necessario trovare locali più ampi rispetto alle abitazioni private utilizzate fino a quel momento per i culti e le riunioni. Tocca al moderatore del tempo, il pastore Pierre Lantaret, completare l’acquisto del terreno in rue Gioffredo, in cui verrà eretto il primo tempio, inaugurato ufficialmente nel novembre del 1857. Antonio Gay da Prarostino, Bartolomeo Malan di Angrogna, futuro moderatore, e Lèon Pilatte ne sono i primi pastori. Ma nel 1860 Nizza torna francese e per i valdesi di Nizza prende avvio un periodo non semplice, sospeso fra irredentismo e nuovo corso.

Affonda in queste radici la decisione della chiesa protestante di Nizza di tornare a organizzare, a partire dall’anno scorso a 170 anni da quel 1848, un falò della libertà, sul modello di quanto avviene ogni anno alle valli valdesi del pinerolese, a ricordare la festa di quei giorni lontani. Falò che anche a Nizza è stata per anni una consolidata tradizione.

La giornata si svilupperà con un culto alle 18 al tempio di Boulevard Victor Hugo, «una festa delle libertà – ci racconta il pastore della Chiesa protestante unita “Saint-Esprit” di Nizza, Paolo Morlacchetti– , libertà in senso lato, civile e politica certamente come ci ricordano le Lettere di Carlo Alberto, ma che noi abbiamo voluto chiamare festa della libertà di culto per dare una connotazione ecumenica alla giornata, che infatti vedrà la partecipazione e gli interventi della comunità ebraica, musulmana, cattolica, protestante, ortodossa e buddista». Anche quest’anno nel cortile del tempio verrà acceso un falò a modello di quanto avviene nelle valli del pinerolese e di quanto anche qui a Nizza era tradizione fare fino al secondo dopoguerra.

«Saranno presenti anche le istituzioni cittadine, – prosegue il pastore Morlacchetti- a partire dal sindaco della città Christian Estrosi e dall’assessore ai rapporti con la comunità italiana, qui molto numerosa. Sarà un’occasione di condivisione e unità fra le differenti fedi, per ribadire l’importanza dei diritti per tutti e del dialogo quale strumento chiave per la risoluzione dei conflitti».

«Dopo le Lettere Patenti inizia a costituirsi a Nizza una comunità valdese – ci aveva già raccontato lo scorso anno il pastore -. In effetti all’epoca erano numerose le persone provenienti dalle valli valdesi che si erano stabilite a Nizza per lavorare negli alberghi o al servizio delle ricche famiglie nizzarde. La comunità era folta, tanto che si decise la costruzione del tempio, disegnato dall’architetto francese François Boyer e realizzato dall’architetto nizzardo Vincent Levrot, che fu inaugurato nel 1857. Nello stesso anno sorse una scuola la cui porta di accesso e tutt’ora presente sul lato dell’edificio. A partire dal 1895, a causa della progressiva scomparsa della lingua italiana nella città di Nizza, la Tavola Valdese decise di non nominare più un pastore di lingua italiana. Nel 1939 il tempio fu venduto e la comunità si unì a quella dell’ Eglise Evangélique Française, che diventerà Eglise Reformée de France e infine Eglise Protestante Unie. Nella nostra comunità vi sono ancora i discendenti della comunità valdese, e proprio lo scorso anno, per mostrare simbolicamente il legame che ha sempre unito le due comunità, abbiamo deciso di ripavimentare il cortile del tempio del Saint Esprit con della pietra di Luserna».