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I migranti della Sea Watch sempre bloccati a Malta

Nei giorni scorsi due gruppi di migranti che erano stati soccorsi in mare a dicembre e fatti sbarcare a Malta sono partiti alla volta di Francia e Lussemburgo, nell’ambito del processo di ricollocamento europeo discusso a gennaio. Le persone migranti hanno ricevuto l’assistenza delle autorità locali, dell’Oim (Organizzazione internazionale per la migrazione) e dei funzionari delle ambasciate dei due paesi europei che per primi hanno avviato l’iter di accoglienza. Questo ricollocamento è il primo risultato dell’accordo costruito fra Commissione europea, governo di Malta e Stati membri dell’Unione Europea per sbloccare la vicenda della nave Sea Watch III e Sea Eye nei primi giorni di gennaio. In sostanza le autorità maltesi accettarono lo sbarco delle due navi solo dopo l’assicurazione che il processo di ricollocamento avrebbe coinvolto anche altre 250 persone circa già presenti sull’isola. Le persone a bordo della nave delle due Ong sono ancora tutte all’interno dei campi di accoglienza maltesi, compresi coloro che la Chiesa valdese e la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) hanno comunicato di voler accogliere presso le loro strutture. Era il 9 gennaio scorso. Da allora nulla si è mosso, tanto che nei giorni scorsi Fcei e Diaconia valdese hanno prodotto un comunicato stampa per  «ribadire la disponibilità a tener fede al nostro impegno, nei confronti dei migranti ma anche di tutti quelli che ci hanno incoraggiato in questo percorso; siamo anche disponibili ad andare a Malta per collaborare agli adempimenti necessari per il trasferimento in Italia, ma abbiamo bisogno di poter fornire alle persone interessate i visti e i permessi che solo le autorità italiane possono concedere».

Francesco Sciotto, pastore valdese, fra i referenti della Diaconia valdese sul tema delle migrazioni ci conferma che «la situazione italiana è invece ancora in stallo. È positivo apprendere che alcune nazioni hanno non solo avviato l’iter, ma in sostanza l’hanno concluso con l’accoglimento delle persone da ricollocare secondo l’accordo quadro del mese scorso. Purtroppo le autorità competenti italiane ancora non hanno preso in carico la questione, per cui non possiamo che ribadire l’appello affinché ciò avvenga quanto prima».

Parliamo di leggi, accordi quadro, ma rimane in primis la situazione emergenziale di centinaia di persone bloccate sull’isola che nulla sanno del loro avvenire. «Siamo in contatto con una legale che con la sua associazione ha avuto modo di visitare il campo in cui sono ospitate, e ci ha descritto una situazione di accoglienza molto basica – prosegue Sciotto -. Vorremmo potere aver modo di sapere quali di queste persone verranno da noi accolte, in maniera tale da poter avviare colloqui, informarli, tranquillizzarli sul loro avvenire, per lo meno quello immediato. Fare insomma tutto quello che da oltre due anni facciamo con la pratica dei Corridoi Umanitari. Non possiamo che ribadire la nostra disponibilità immediata all’azione».