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Abu-Dhabi. Tveit: «Le religioni, antidoto contro il razzismo»

Un nuovo «patto sociale» e la richiesta di «usare l’influenza religiosa per coltivare la tolleranza e il rispetto tra i popoli e le culture attraverso il valore della trascendenza e delle pratiche concrete e immanenti come l’amore terreno», è stato l’invito che il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) Olav Fykse Tveit, ha fatto alle comunità religiose intervenute alla Conferenza interreligiosa internazionale tenutasi ad Abu-Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti.

L’incontro, organizzato dal Consiglio musulmano degli anziani e dalla Conferenza globale sulla fraternità tenutosi il 3 e il 4 febbraio, ha riunito molte personalità religiose, intellettuali di spicco di varie tradizioni religiose e media internazionali. Per la prima volta nella storia della chiesa cattolica un papa ha fatto visita agli Emirati Aarabi: Francesco ha incontrato anche il Grande Imam di Al Azhar, Ahmad Al-Tayyeb.

«In un mondo segnato da odio, intolleranza e conflitti – ha detto Tveit –, ciò che le tradizioni religiose hanno da offrire è l’indispensabile contrappeso dell’amore. Come cristiani crediamo che l’amore di Dio, così come si è manifestato attraverso Gesù Cristo, possa spingerci a vivere, insieme, come un’unica famiglia umana. L’amore autentico – ha proseguito –, è più forte delle semplici emozioni; l’amore autentico indica la strada per la giustizia e la pace. Siamo stati creati e chiamati come persone di fede ad essere i guardiani degli uni degli altri come sorelle e fratelli».

Le religioni devono essere «l’antidoto all’odio e in particolar modo al flagello del razzismo – ha chiosato Tveit –. L’influenza malvagia del razzismo nel mondo di oggi ci sfida, qualunque sia la nostra fede, a mettere in pratica l’insegnamento d’amore ricevuto: quello di amare tutte le nostre sorelle e fratelli umani e di cercare, per loro, la giustizia e la pace. Il razzismo è una realtà degradante, discriminatoria, esclusiva. Il razzismo è un peccato umano, uno dei veleni più pericolosi per la nostra famiglia umana».

Citando i genocidi del XX secolo, in particolare quello degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, Tveit ha avvertito del pericolo di un possibile ritorno al passato: «Oggi siamo tenuti a inculcare nuovamente nelle menti il concetto di cittadinanza sulla base della diversità; un valore importante per la promozione della libertà religiosa e di credo e per le azioni di solidarietà, da applicare anche tra le diverse comunità religiose. Serve una nuova narrazione comunitaria e un nuovo “patto sociale”; anche in Medio Oriente, culla delle nostre tre religioni abramitiche».

Tveit ha concluso, «sappiamo che le convinzioni religiose possono motivare forti emozioni, tra queste anche l’aggressività, l’odio, persino la violenza verso gli altri. É dunque una nostra responsabilità riflettere, diffondere, proprio come uno specchio quando riflette la luce, l’amore di Dio per l’umanità».