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Zimbabwe. I militari sarebbero colpevoli di omicidio, stupro ed altre violenze

Il quotidiano britannico «The Guardian» ha dato notizia di un’inchiesta della polizia dello Zimbabwe che accusa l’esercito di aver effettuato brutali repressioni durante le proteste scoppiate nel paese contro il caro-carburante voluto dal presidente Emmerson Mnangagwa (https://riforma.it/it/articolo/2019/01/16/scontri-zimbabwe-pregate-noi). Secondo i documenti interni della polizia, i militari sarebbero colpevoli di omicidio, stupro ed altre violenze.

La polizia sostiene che si tratti di militari non ligi al servizio, che avrebbero rubato anche uniformi della polizia per confondere le loro tracce. Di recente, un servizio diffuso dall’emittente televisiva «SkyNews» ha provocato la reazione del presidente Mnangagwa, che ha ordinato l’arresto di membri delle forze di sicurezza ripresi mentre picchiavano un giovane che avevano arrestato, dicendosi «inorridito» dopo aver visto la scena: «Questa non è la via dello Zimbabwe», ha detto il capo dello Stato, affermando di aver «incaricato di arrestare le persone responsabili di questo gesto» e di «incoraggiare ogni persona coinvolta a contattare le autorità e presentare una denuncia ufficiale».

Intanto le proteste proseguono. Mercoledì 30 gennaio numerose donne attiviste, vestite di nero e senza trucco, sono scese nelle strade del centro di Harare per manifestare contro le violenze sessuali compiute dalle forze di sicurezza del paese durante la repressione governativa contro gli attivisti dell’opposizione.

«È difficile avere fiducia nel governo in questo momento perché non sta compiendo a pieno il suo compito», si legge in una dichiarazione dell’Accademia delle donne per la leadership e l’eccellenza politica (Walpe), un centro dedicato all’emancipazione femminile che ha sostenuto la campagna insieme a Justice for Women Zimbabwe.

Walpe ha esortato gli uomini a partecipare alla protesta del Black Wednesday. «Abbiamo bisogno che la voce degli uomini sia a sostegno delle donne, in modo che le donne possano recuperare la loro fiducia negli uomini», ha dichiarato Walpe.

Il giorno prima sono scesi in piazza gli avvocati che hanno chiesto un ritorno allo stato di diritto e processi equi per le centinaia di manifestanti attualmente detenuti.

Intanto sempre mercoledì in serata, dietro pagamento di una cauzione di 2000 dollari, è stato rilasciato il pastore battista Evan Mawarire, leader del movimento di protesta nonviolenta #ThisFlag (https://riforma.it/it/articolo/2016/07/13/arrestato-il-pastore-battista-evan-mawarire), arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di sovversione a seguito delle proteste contro il rincaro dei prezzi del carburante. «Dopo 2 settimane di prigione nel carcere di massima sicurezza di Chikurubi, – afferma il pastore in un video postato sul suo profilo Facebook – sono stato rilasciato stasera dietro una pesante cauzione. Grazie per il vostro forte sostegno e le preghiere. Le mie preghiere e i miei pensieri sono con i tanti innocenti ancora incarcerati, che sono stati trascinati via dalle loro case, brutalizzati e arrestati. In particolare, invito il nostro governo a rilasciare tre ragazzi di 16 anni che sono stati trattenuti per quasi 3 settimane in quella prigione. Per favore pregate per lo Zimbabwe».