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Non attestare il falso

Uno dei dieci comandamenti, forse il meno citato, ammonisce: «Non attestare il falso contro il tuo prossimo» (Esodo 20,16). Questa parola, tanto semplice quanto profonda, rende attenti al fatto che chi distorce la giustizia, mentendo in giudizio, di fatto avvelena i pozzi del vivere comune. Lo stesso può dirsi delle “mezze verità” che vengono sparse copiosamente anche nel dibattito politico per creare il consenso e per attirare l’applauso.

«Faccio riferimento anche ad un altro versetto, quello di Giovanni 8,32 sulla verità che ci rende liberi. Nel testo il riferimento è ovviamente alla verità di Dio, ma crediamo che sia importante oggi che la gente si interroghi anche sulla verità secolare, sulle narrazioni spesso distorte della realtà».

A parlare è Avernino Di Croce, presidente dell’associazione delle chiese battiste piemontesi e fra i promotori dell’incontro, organizzato dal Centro Culturale Protestante di Torino con il contributo del Comitato Evangelico Torino “La Generosità Di Un Gesto” Onlus, di domani Giovedì 31 gennaio dalle ore 17,30 alle 20 presso la Sala Piemonte del Centro Congressi Unione Industriale, via Vela 17 proprio a Torino. Una tavola rotonda dal titolo “Giustizia, politica, informazioni. Verità, mezze verità, bugie. Ciò che gli italiani non sanno e che dovrebbero sapere”.
Una conversazione con Antonino Di Matteo, Piercamillo Davigo, Saverio Lodato. Introduce il pastore valdese Paolo Ribet, modera proprio Avernino Di Croce.

Antonino Di Matteo, 58 anni, magistrato siciliano, ora sostituto procuratore alla Direzione nazionale antimafia, è fra i protagonisti di alcuni dei più importanti processi degli ultimi anni, che hanno riscritto prima la verità sulla strage di via D’Amelio e la morte del giudice Borsellino, e hanno poi alzato il velo sui rapporti fra mafia e politica, sulla scandalosa trattativa fra Cosa Nostra e parti delle istituzioni. Per questo motivo la sua vita è blindata, sottoposto al primo livello di protezione eccezionale date le numerosissime minacce ricevute (tragicamente celebre quella di Totò Riina, intercettato nel carcere di Opera: «Gli farei fare la fine del tonno»).

Piercamillo Davigo, 58 anni, è attualmente presidente della II sessione penale della Corte di Cassazione e membro togato nel Csm, ed è stato parte del pool di Mani Pulite negli anni ’90.

Saverio Lodato, 57 anni, è giornalista e saggista, per oltre 30 anni collaboratore de L’Unità soprattutto sui temi legati alla mafia e all’intreccio con la politica.

«I giornali oggi non fanno più informazione, sono diventati contenitori di opinioni, non di fatti – prosegue Di Croce-. Le narrazioni che contengono spesso sono diverse dalla realtà, il taglio scelto allontana il lettore dalla chiarezza. Penso alla trattiva stato-mafia, giusto per citare un episodio che ha per protagonista uno dei nostri ospiti, Antonino Di Matteo: nonostante una sentenza che ha accertato l’intreccio fra malavita e politica, ancora si parla di “presunta” trattativa, edulcorando in questo modo episodi documentati gravissimi. Come credenti abbiamo l’obbligo di interrogarci sulla verità, prestarci attenzione. Dalla mala-informazione non possono che nascere cittadini inconsapevoli, in balia di slogan e urla, mentre serve la capacità di ritornare all’oggettività dei fatti. Due magistrati così esperti e un giornalista di lungo corso ci possono dare una mano in questo senso».

La partecipazione è gratuita, sino ad esaurimento posti, esibendo l’invito che è possibile trovare cliccando qui.