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Brumadinho. Lacrime di fango e sangue

Il disastro accaduto a Brumadinho, Minas Gerais (Brasile), dove il cedimento di una diga che delimita un bacino di rifiuti minerari ha provocato 58 morti, e 305 dispersi «non è un caso, si tratta di un vero e proprio crimine contro l’umanità e contro la Madre Natura», ha detto la Red Iglesias y Minería, uno spazio ecumenico, formato da comunità cristiane, gruppi pastorali, congregazioni religiose, gruppi di riflessione teologica, laici, vescovi e pastori che lavorano sull’impatto e  la violazione dei diritti socio-ambientali causati dalle attività minerarie in America latina, e di cui fa parte il Consiglio latino americano delle chiese (Clai).

In una dichiarazione del 26 gennaio «Piangiamo insieme alla Madre Terra lacrime di fango e sangue. No all’impunità!» la Red Iglesias y Minería denuncia le responsabilità della compagnia VALE SA, insieme a BHP Billiton, che, dicono, «è responsabile di 19 morti e dell’inquinamento dell’intero bacino del fiume Doce, il 5 novembre 2015. Lo stesso danno è stato ripetuto tre anni dopo, con un numero di morti molto più gravi; ciò è la conferma dell’incapacità di gestione e prevenzione dei danni, del disinteresse e del comportamento criminale. Questa responsabilità coinvolge anche lo Stato, che concede licenze a progetti estrattivi e dovrebbe monitorarli per garantire la sicurezza e la vita dignitosa delle comunità e dell’ambiente».

La Red Iglesias y Minería che costruisce il proprio fondamento teorico sulle «riflessioni e i contributi di papa Francesco, PCJP, Celam, Clara, Famiglia Francescana, Società di Gesù, Comboniani così come sui documenti e i contributi teologici della Clai, dei presbiteriani, luterani, anglicani» scrive nel suo messaggio che gli «eventi recenti dimostrano, violentemente, che queste politiche sono un suicidio collettivo e una minaccia per la vita delle generazioni future. Questo modello di crescita è insostenibile e letale; Non è possibile ricattare persone che hanno bisogno di posti di lavoro per sopravvivere in regioni controllate dal settore minerario, senza garantire allo stesso tempo sicurezza, salute e assistenza sociale».

Nel testo si denuncia anche che «dal 2011, la popolazione di Brumadinho e della regione stanno dimostrando in modo organizzato contro la miniera, i suoi impatti e le minacce. Il Foro nacional de la sociedad civil en la gestión de cuencas hidrográficas (Fonasc), nel dicembre 2018, ha inviato una comunicazione ufficiale al Segretario di Stato dell’Ambiente, chiedendo la sospensione delle licenze della miniera “Córrego do feijão”. L’articolazione internazionale “Danneggiati da VALE” ha denunciato nell’Assemblea Generale degli azionisti della VALE, nell’aprile 2018, «i pericoli del ripetuto processo di riduzione delle spese e dei costi nelle sue operazioni». Per questi motivi, dice la Red, «i responsabili di questo crimine non possono chiedere giustificazioni per la loro ignoranza».

Il documento pubblicato in occasione della tragedia di Brumadinho denuncia anche il «falso dialogo» che le aziende mettono in atto per «sedurre l’opinione pubblica, garantire una specie di licenza sociale per inquinare, ridurre la resistenza popolare ed evitare che il grande capitale possa essere convertito ai valori della sostenibilità e del bene comune». Ma, conclude la Red Iglesias y Minería, «la mancanza di attivazione di misure di attenuazione e riparazione, la non prevenzione di nuovi disastri e la ripetizione di pratiche irresponsabili e criminali confermano che questo tipo di proposta non è un vero dialogo».